Dimentica Jamal Khashoggi, il giornalista brutalmente ucciso in un consolato saudita, e tutti i suoi colleghi in carcere, perseguitati o censurati in Arabia Saudita; non pensare ai diritti delle donne e delle persone LGBT nel regno; ignora l’uccisione di centinaia di migranti lungo il confine con lo Yemen. Guarda, l’Arabia ospita la Supercoppa, l’Inter, il Real Madrid! È il Paese di Cristiano Ronaldo e Neymar, non della repressione e della violazione dei diritti umani.
È così che funziona lo “sportswashing”: ripulirsi la reputazione ospitando eventi sportivi che attraggono grande attenzione mediatica. L’Arabia Saudita lo fa da anni, e ha tutta l’intenzione di continuare a farlo.
Il paese ha appena ospitato la Supercoppa spagnola di calcio (nonostante gli avvertimenti da parte di una delle squadre partecipanti ai suoi tifosi, in particolare quelli LGBT), e sta per fare lo stesso con la Supercoppa italiana. Sono solo due dei numerosi eventi, sportivi e non, che l’Arabia Saudita ospita nell’ambito di “Vision 2030”, un programma multimiliardario sostenuto dal principe ereditario Mohammed Bin Salman che mira a diversificare l’economia e ripulire l’immagine del Paese.
A maggio, difensori dei diritti umani, attivisti ed intellettuali sauditi hanno presentato il documento “A People’s Vision for Reform in Saudi Arabia”, articolando una serie di principi e riforme che dovrebbero essere alla base di un’Arabia Saudita che rispetta i diritti umani. Le loro richieste includono il rilascio di tutti i prigionieri politici, il rispetto dei diritti alla libertà di espressione e di associazione, la protezione dei diritti delle donne, dei migranti e delle minoranze religiose, l’abolizione della tortura e della pena di morte, la riforma della giustizia, e la ridistribuzione della ricchezza nel Paese.
Ma invece di rispettare le proprie obbligazioni sui diritti umani ed iniziare un dialogo con la società civile, le autorità saudite reprimono ogni forma di dissenso e preferiscono investire massicciamente in campagne ed eventi per ripulire la propria reputazione. Dopo essersi aggiudicati EXPO 2030 e i Giochi Asiatici del 2034, il governo saudita potrebbe presto aggiudicarsi anche il diritto di ospitare la coppa del mondo di calcio maschile del 2034, e – nonostante la discriminazione nei confronti delle donne nel Paese – anche quella femminile nel 2035.
Sommerso dai debiti, il calcio europeo rischia di farsi burattino ben pagato della macchina di propaganda saudita, rafforzando la percezione da parte del governo che la propria reputazione internazionale non sia minacciata dai suoi abusi dei diritti umani - a patto di continuare ad investire in eventi che distolgono l’attenzione dagli stessi.
Va bene, però ora dai, lascia stare, sta per cominciare la partita!