- Gli attacchi letali da parte delle forze israeliane contro scuole che ospitano civili palestinesi dimostrano la totale assenza di luoghi sicuri per la popolazione sfollata, che costituisce la stragrande maggioranza degli abitanti di Gaza.
- Dall’ottobre 2023, centinaia di attacchi israeliani hanno colpito oltre 500 edifici scolastici – molti dei quali utilizzati come rifugi – causando la morte di centinaia di civili e gravi danni a quasi tutte le scuole della Striscia.
- Questi attacchi hanno negato ai civili l’accesso sicuro ai rifugi e ne comprometteranno l’accesso all’istruzione per molti anni, in quanto la ricostruzione richiederà risorse e tempo considerevoli.
(Gerusalemme, 7 agosto 2025) – Gli attacchi letali da parte delle forze israeliane contro scuole che fungevano da rifugio per civili palestinesi mettono in luce la totale assenza di luoghi sicuri per le persone sfollate a Gaza, afferma Human Rights Watch. Dall’ottobre 2023, le autorità israeliane hanno condotto centinaia di attacchi contro scuole che ospitavano sfollati, compresi attacchi indiscriminati e illegali con munizioni statunitensi, uccidendo centinaia di civili e danneggiando o distruggendo quasi tutte le scuole di Gaza.
I recenti attacchi israeliani contro scuole adibite a rifugi fanno parte dell’attuale offensiva militare che sta distruggendo gran parte delle infrastrutture civili residue della Striscia, provocando nuovamente lo sfollamento di centinaia di migliaia di palestinesi e aggravando ulteriormente una situazione umanitaria già catastrofica. I governi – incluso quello degli Stati Uniti, che ha fornito le armi utilizzate in questi attacchi illegali – dovrebbero imporre un embargo sulle armi al governo israeliano e adottare misure urgenti per far rispettare la Convenzione ONU per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio.
“Gli attacchi israeliani contro scuole che ospitano famiglie sfollate riflettono la portata della distruzione inflitta a Gaza dalle forze israeliane”, ha dichiarato Gerry Simpson, direttore associato Crisis, Conflict and Arms Division di Human Rights Watch. “Altri governi non devono tollerare questa carneficina di civili palestinesi in cerca di protezione.”
Human Rights Watch ha indagato su attacchi israeliani che hanno colpito la scuola femminile Khadija a Deir al-Balah il 27 luglio 2024, causando almeno 15 morti, e la scuola al-Zeitoun C nel quartiere al-Zeitoun di Gaza City il 21 settembre 2024, causando almeno 34 morti. Human Rights Watch non ha trovato prove della presenza di obiettivi militari in nessuna delle due scuole.
Le conclusioni si basano sull’analisi di immagini satellitari, foto e video relativi agli attacchi e alle loro conseguenze, materiali diffusi sui social media riguardanti gli uomini rimasti uccisi nei due episodi, nonché interviste telefoniche con due testimoni dell’attacco alla scuola Khadija e un altro presente durante quello alla scuola al-Zeitoun C.
Le autorità israeliane non hanno pubblicamente fornito informazioni sugli attacchi documentati da Human Rights Watch, comprese eventuali precauzioni adottate per limitare i danni ai civili. Non hanno risposto a una lettera del 15 luglio in cui Human Rights Watch riassumeva le sue conclusioni e richiedeva informazioni specifiche.
L’assenza di obiettivi militari negli attacchi alle scuole Khadija e al-Zeitoun li rende attacchi indiscriminati e quindi illegali secondo il diritto internazionale umanitario. Le scuole e le strutture educative sono considerate beni civili e godono di protezione contro tali attacchi, a meno che non vengano utilizzate per fini militari.
Tra il 1° e il 10 luglio 2025, le forze israeliane hanno colpito almeno 10 scuole adibite a rifugi, incluse alcune già danneggiate in precedenza, uccidendo 59 persone e causando nuovamente lo sfollamento di decine di famiglie, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA). L’UNRWA ha riferito che circa un milione di sfollati si era rifugiato nelle scuole durante le ostilità, e che al 18 luglio almeno 836 persone sono state uccise mentre si trovavano in scuole-rifugio, con almeno 2.527 feriti.
Secondo l’ultima valutazione del Global Education Cluster per i Territori Palestinesi Occupati, il 97% degli edifici scolastici a Gaza (547 su 564) ha subito danni, inlcusi 462 (76%) che sono stati “colpiti direttamente” e 518 (92%) che richiedono una “ricostruzione completa o importanti lavori di riabilitazione per tornare a essere funzionali”.
Gli attacchi israeliani non solo hanno negato ai civili l’accesso sicuro ai rifugi, ma provocheranno un’interruzione prolungata dell’accesso all’istruzione, con gravi ripercussioni per bambini, genitori e insegnanti.
Secondo quanto riportato da +972 Magazine e Local Call il 24 luglio, l’esercito israeliano avrebbe creato una “cellula speciale per identificare sistematicamente le scuole, denominate ‘centri di gravità’, da bombardare, sostenendo che vi si nascondano combattenti di Hamas tra centinaia di civili.” Il rapporto ha inoltre documentato un ricorso sempre più frequente ai cosiddetti attacchi “double tap”, ossia un secondo attacco nello stesso luogo finalizzato a colpire i sopravvissuti e i soccorritori intervenuti dopo il primo.
L’esercito israeliano ha spesso affermato che Hamas o altri gruppi armati palestinesi fossero presenti nelle scuole attaccate, senza tuttavia fornire prove concrete. Human Rights Watch è a conoscenza di solo sette episodi in cui sono stati pubblicati nomi e foto di presunti membri di gruppi armati presenti nelle scuole colpite.
Dopo l’attacco del 6 giugno 2024 alla scuola al-Sardi, l’esercito ha pubblicato i nomi di 17 presunti combattenti. Tuttavia, un’analisi di Human Rights Watch ha rilevato che almeno tre di loro erano già stati uccisi in attacchi precedenti.
La presenza di combattenti in una scuola non rende automaticamente legittimo l’attacco. Le leggi di guerra vietano attacchi sproporzionati, ovvero quelli in cui i danni previsti ai civili superano i vantaggi militari attesi.
Inoltre, salvo circostanze eccezionali, le parti in conflitto devono emettere un “avvertimento efficace e tempestivo” prima di compiere attacchi che possono colpire la popolazione civile.
Anche i gruppi armati che operano in scuole-rifugio pongono i civili in pericolo. Tutte le parti in conflitto sono tenute a evitare di localizzare obiettivi militari vicino ad aree densamente popolate.
Le gravi violazioni del diritto internazionale umanitario commesse con intenzione criminale – cioè in modo deliberato o sconsiderato – costituiscono crimini di guerra. Chiunque partecipi, faciliti o favorisca tali crimini può essere penalmente perseguito. Tutti gli Stati parte di un conflitto armato hanno l’obbligo di indagare su presunti crimini di guerra.
La Dichiarazione per scuole sicure, sostenuta da 121 Paesi, mira a proteggere l’istruzione durante i conflitti armati, anche scoraggiando l’uso delle scuole per scopi militari. La Palestina ha aderito nel 2015, mentre Israele no.
I governi dovrebbero sospendere le forniture di armi a Israele, visto il rischio evidente che queste vengano utilizzate per commettere gravi violazioni del diritto internazionale. Il continuo supporto militare degli Stati Uniti – le cui armi sono state ripetutamente impiegate in attacchi contro scuole-rifugio – rende Washington complice del loro utilizzo illegale.
Il 10 giugno, la Commissione d’inchiesta ONU sui Territori Palestinesi Occupati, Gerusalemme Est e Israele ha affermato che le autorità israeliane hanno “annientato il sistema educativo di Gaza” e che gli attacchi contro strutture educative, religiose e culturali fanno parte di un’“offensiva sistematica contro il popolo palestinese” in cui le forze israeliane hanno commesso crimini di guerra e il crimine contro l’umanità di sterminio.
“Dopo quasi due anni di attacchi israeliani contro civili rifugiati in scuole e altri luoghi protetti, i governi che continuano a fornire armi a Israele non possono più fingere di ignorarne le conseguenze”, ha dichiarato Simpson. “È giunto il momento di sospendere ogni trasferimento di armamenti e adottare misure concrete per prevenire ulteriori atrocità di massa.”