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The staff of the newspaper Etilaat Roz, keep on working even after the Taliban took control of the country, in Kabul, Afghanistan, September 19, 2021. © 2021 Marcus Yam/Getty Images

(Taipei) – Oggi è la Giornata mondiale della libertà di stampa e per l’occasione sono stati annunciati i vincitori e i secondi classificati degli Human Rights Press Awards. Questi premi, dedicati al giornalismo in Asia, sono suddivisi in sette categorie e assegnati da Human Rights Watch, dalla Walter Cronkite School of Journalism and Mass Communication dell’Arizona State University e dai Foreign Correspondents Club di Thailandia e Taiwan

Tra i primi classificati ci sono reportage sull’aumento dei suicidi tra le donne afghane che vivono sotto il regime oppressivo dei talebani, sulla persecuzione delle minoranze religiose in Birmania e sul trattamento riservato dal governo cinese al Movimento dei fogli bianchi, che manifestava per opporsi ai lockdown durante la pandemia di COVID 19.

«Gli Human Rights Press Awards sono un riconoscimento per tutti i giornalisti che, con il loro lavoro, fanno emergere alcuni dei problemi più gravi in materia di diritti umani in Asia», spiega Tirana Hassan, direttrice esecutiva di Human Rights Watch. «In un’epoca di crescente autoritarismo che genera leader autocratici e disinformazione di massa, il ruolo del giornalismo nel portare alla luce la verità è più vitale che mai. Per questo siamo davvero felici di premiare il coraggio di questi reporter.»

Le sette categorie prese in esame comprendono reportage, stampa, fotografia, video, audio, multimedia e la nuova categoria «Newsroom in exile» (redazioni in esilio). La cerimonia di premiazione si svolgerà a Taipei il 10 maggio 2024 e sarà ospitata dal Taiwan Foreign Correspondents’ Club.

«È un onore poter organizzare ancora una volta gli Human Rights Press Awards» ha detto Battinto L. Batts Jr., preside della Walter Cronkite School of Journalism and Mass Communication. «Nell’ambito delle iniziative globali della nostra scuola, siamo orgogliosi di dare il dovuto riconoscimento ai progetti sui diritti umani di particolare rilevanza, in Asia come nel resto del mondo.»

Il presidente del Taiwan Foreign Correspondents’ Club, Thompson Chau, ha sottolineato: «Non è un caso che, fra i candidati alla vittoria, molti degli esempi più coraggiosi provengano da Afghanistan, Hong Kong e Myanmar, luoghi in cui raccontare la realtà si fa sempre più complesso e pericoloso. Il Taiwan Foreign Correspondents’ Club ha il piacere di ospitare la cerimonia di premiazione a Taipei: per moltissimi corrispondenti che si occupano di Asia, Taiwan rappresenta uno straordinario punto strategico in cui vivere e lavorare.»

Frontier Myanmar e Zan Times, rispettivamente per i reportage sul Myanmar e sull’Afghanistan, hanno vinto il premio per la nuova categoria «Newsroom in exile». I giornalisti indipendenti di Frontier Myanmar si sono occupati dell’oppressione militare dei Bayingyi, cattolici romani di origini portoghesi, mentre il gruppo Zan Times ha raccolto dati sulla tragica realtà delle donne e ragazze afgane, che in numero crescente preferiscono il suicidio a una vita sotto la repressione talebana.

«I media sono sempre più a rischio nei paesi del sudest asiatico, ed è per questo che la categoria degli Human Rights Press Awards dedicata al giornalismo in esilio è così importante», ha spiegato Phil Robertson, presidente del comitato del programma del Foreign Correspondents Club of Thailand. «I giornalisti che hanno il coraggio di raccontare la situazione dei diritti umani in paesi come l’Afghanistan o il Myanmar, da cui sono dovuti fuggire, meritano maggiore riconoscimento: il Foreign Correspondents Club of Thailand è fiero di contribuire ai loro sforzi».

Il premio per la categoria multimedia è andato ad Al Jazeera per ‘If I die, I die’: Pakistan's death-trap route to Europe, che documenta i rischi affrontati dai giovani pakistani durante il viaggio verso l’Europa in cerca di lavoro, e il dolore delle famiglie rimaste a casa.

La categoria sul giornalismo investigativo in cinese è stata vinta da Initium per la serie sull’anniversario delle proteste del Movimento dei fogli bianchi, in cui si raccontano le vite e i problemi dei manifestanti che hanno contestato la politica «zero Covid» adottata dalla Cina a seguito della pandemia.

La stessa categoria in inglese, invece, è andata al The Guardian per Revealed: Amazon linked to trafficking of workers in Saudi Arabia, che documenta le condizioni dei migranti nepalesi in Arabia Saudita, costretti ai lavori forzati e vittime di discriminazioni. Il tutto con la complicità di grandi multinazionali che, rivela il reportage, non vigilano a sufficienza sulle loro catene di fornitura.

Tra le menzioni d’onore citiamo i reportage sugli attacchi aerei dell’esercito birmano, sugli abusi commessi dal reparto d’élite Rapid Action Battalion (RAB) della polizia del Bangladesh, sui problemi della comunità LGBT a Hong Kong e su un gruppo ospedaliero privato di livello globale coinvolto in un racket di «reni a pagamento».

La lista completa dei vincitori è disponibile su: https://humanrightspressawards.org/2024-winners/

 

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