Oltre 160 organizzazioni non governative (ONG), sindacati, e organizzazioni della società civile, tra cui Human Rights Watch, hanno chiesto all'Unione europea di vietare il commercio e le attività economiche con gli insediamenti israeliani nei Territori Palestinesi Occupati (TPO), inclusa Gerusalemme Est.
In una lettera indirizzata alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, i gruppi hanno sollecitato un’azione concreta per rispettare il diritto internazionale e per porre fine al sostegno dell’Europa al sistema coloniale illegale e agli abusi su cui si fonda.
L’appello arriva mentre l’attenzione internazionale si sposta sugli scenari del “giorno dopo”, nel contesto di una fragile tregua a Gaza e della continua sofferenza dei palestinesi, mentre in Cisgiordania le autorità israeliane espandono i loro insediamenti illegali e intensificano la repressione contro i palestinesi.
Gli Stati membri dell’UE hanno ripetutamente e unanimamente condannato gli insediamenti israeliani in Cisgiordania definendoli “illegali” e un “ostacolo alla pace”. Adottando due serie di sanzioni mirate contro i coloni israeliani, gli Stati membri dell’UE hanno inoltre riconosciuto all’unanimità la gravità degli abusi contro la popolazione palestinese in Cisgiordania.
L’illegalità degli insediamenti e la natura estremamente grave degli abusi contro i palestinesi, inclusa la segregazione razziale e l’apartheid, sono stati confermati autorevolmente dalla Corte Internazionale di Giustizia (CIG). In una storica decisione del luglio 2024, la Corte ha dichiarato che l’occupazione israeliana è illegale, che gli insediamenti devono essere smantellati, e che gli Stati hanno l’obbligo di non riconoscere né assistere la situazione illecita derivante dall’occupazione israeliana del territorio palestinese. La Corte ha esplicitamente affermato che gli Stati hanno l’obbligo di impedire e astenersi da relazioni commerciali o investimenti “che contribuiscano al mantenimento della situazione illegale creata da Israele nei TPO”.
Nella lettera indirizzata a von der Leyen, le ONG e i sindacati evidenziano come le attuali politiche dell’UE violino tali obblighi. Sebbene i beni provenienti dagli insediamenti siano esclusi dalle tariffe preferenziali concesse dall’Accordo di Associazione UE-Israele, essi non sono esclusi dall’accesso al mercato europeo.
In un contesto di forti divisioni, l’UE non è riuscita ad adottare misure per rispondere ai crimini di guerra, ai crimini contro l’umanità e agli atti di genocidio commessi da Israele a Gaza. Il blocco dovrebbe essere almeno coerente con le proprie dichiarazioni e adempiere ai propri obblighi ai sensi del diritto internazionale, vietando il commercio e le attività economiche con gli insediamenti, che sono indissolubilmente legati a gravi violazioni dei diritti umani.