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La Corte Europea dei diritti umani ha oggi riaffermato che il divieto di rinvio di individui verso Paesi in cui essi sono a rischio di tortura o maltrattamenti è assoluto e categorico.

Questa sentenza giunge in un momento in cui il rinvio in Paesi noti per la pratica di tortura e maltrattamenti avviene con una frequenza preoccupante in nome della “guerra al terrorismo”. La Corte ha riaffermato la regola di vecchia data secondo cui nessuna circostanza, comprese la minaccia di terrorismo o le preoccupazioni per la sicurezza nazionale, può giustificare l'esposizione di un individuo al rischio concreto di tali seri abusi di diritti umani.

L’odierno, unanime giudizio della Grande camera della Corte è stato emesso nel caso Saadi c. Italia, che riguarda la decisione delle autorità italiane di deportare in Tunisia Nassim Saadi, un cittadino tunisino legalmente residente in Italia. Saadi è stato processato in contumacia in Tunisia per reati di stampo terroristico e condannato a 20 anni di carcere. Di fronte alla Corte Europea, Saadi ha dichiarato che sarebbe andato incontro al rischio di tortura e maltrattamenti in Tunisia, un Paese in cui gli abusi sui presunti terroristi sono una pratica abituale e ben documentata.

Il governo del Regno Unito è intervenuto nel caso per cercare di rovesciare il divieto assoluto di tortura e maltrattamenti. Esso ha sostenuto che il diritto di una persona ad essere protetta da tale trattamento all'estero dovrebbe essere temperato contro il rischio che l'individuo ha posto allo stato che lo allontana. Nel caso Chahal c. Regno Unito del 1996, la Corte rigettò questa tesi ritenendo che la Convenzione europea proibisca, in ogni circostanza, l'espulsione verso Paesi in cui ci sia rischio di tortura e maltrattamenti. Questa conclusione è stata coerentemente riaffermata dalla Corte in tutti i suoi successivi pronunciamenti.

L’intervento del governo britannico nel caso Saadi è una replica del suo intervento (e di quello dei governi di Lituania, Portogallo e Slovacchia) in un altro caso ancora dibattuto presso la Corte, Ramzy c. Olanda, riguardante un’espulsione verso l'Algeria. Questi tentativi di minare i diritti umani fondamentali con affermazioni che la sicurezza nazionale e la sicurezza pubblica siano minacciate spesso si basano su informazioni che i governi cercano di non svelare persino all'individuo interessato.

Oggi la Corte Europea è stata risoluta nel mantenere l'approccio stabilito nei suoi pronunciamenti precedenti e seguito da altre corti e organismi internazionali. Il giudizio ha riaffermato che il trasferimento di individui verso Paesi dove essi vanno incontro a un rischio reale di tortura o maltrattamento è proibito in modo assoluto, e che la legge non permette eccezioni. La Corte ha riconosciuto che “gli Stati affrontano difficoltà immense nei tempi moderni per proteggere le loro comunità dalla violenza terrorista. Non può pertanto sottovalutare, oggi, l'entità del pericolo del terrorismo e la minaccia che costituisce per la comunità. Tuttavia, ciò non deve mettere in dubbio la natura assoluta dell'articolo 3 [della Convenzione Europea, che vieta la tortura e altri maltrattamenti].”

La sentenza ha anche affrontato il problema delle "assicurazioni diplomatiche" e qualora il dovere di uno stato di non effettuare deportazioni, ove vi sia il rischio di tortura o maltrattamento, possa essere mitigato dalle promesse di trattamento umano da parte del Paese dove l'individuo deve essere deportato. La Corte ha ritenuto che tali assicurazioni non bilancino automaticamente un rischio reale, sottolineando “che l'esistenza di leggi nazionali e l'adesione a trattati non sono sufficienti ad assicurare protezione adeguata contro il rischio di maltrattamento”. La Corte ha lasciato aperta la questione se le assicurazioni possono, “nella loro attuazione pratica”, fornire una garanzia sufficiente contro il rischio di maltrattamento.” Di fatto, una volta che tale rischio è stabilito, la Corte non ha mai riconosciuto assicurazioni in grado di rimuoverlo. Un numero crescente di attori internazionali (tra cui l'Alto Commissario per i diritti umani, il relatore speciale sulla tortura, e il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa) ritengono che le assicurazioni diplomatiche contro la tortura e i maltrattamenti siano intrinsecamente inaffidabili e praticamente inattuabili, e che pertanto non costituiscano una salvaguardia efficace contro la tortura e i maltrattamenti.

Per leggere il testo della sentenza della Corte Europea, visitate il sito:
www.echr.coe.int/echr/

Per maggiori informazioni su Saadi c. Italia, i siti dei seguenti gruppi internazionali per la difesa dei diritti umani:
• Amnesty International - www.amnesty.org
• The Association for the Prevention of Torture - www.apt.ch
• The AIRE Centre – www.airecentre.org
• Human Rights Watch - www.hrw.org
• INTERIGHTS - www.interights.org
• The International Commission of Jurists - www.icj.org
• JUSTICE - www.justice.org.uk
• The Medical Foundation for the Care of the Victims of Torture - www.torturecare.org.uk
• Open Society Justice Initiative - www.justiceinitiative.org
• REDRESS - www.redress.org
• The World Organization Against Torture (OMCT) - www.omct.org

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