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L'Italia rinnova i finanziamenti per respingere i migranti in Libia

Migranti e richiedenti asilo rischiano morte, torture e schiavitù in Libia

Migranti intercettati dalle autorità libiche su un'imbarcazione al largo della costa sono trattenuti prima del loro trasferimento in un centro di detenzione a Surman, in Libia, il 12 maggio 2022. © 2022 Mahmud Turkia/AFP via Getty Images

Nella continua ossessione di tenere migranti e richiedenti asilo lontani dalle sue coste, l'Italia sta pagando affinché decine di migliaia di persone vengano intercettate e riportate in Libia, dove sono vittime di abusi che le Nazioni Unite descrivono come possibili crimini contro l'umanità.

Il Memorandum d'intesa sulla migrazione stipulato dall'Italia con la Libia verrà rinnovato automaticamente il 2 febbraio per tre anni, dopo la scadenza del termine del 22 novembre per apportare modifiche. Da quando è stato firmato nel 2017, il sostegno tecnico e finanziario fornito dall'Italia alle autorità libiche è stato fondamentale per facilitare l'intercettazione di migliaia di persone che tentavano di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l'Italia, e il loro ritorno forzato in Libia.

Secondo un rapporto del giugno 2022 della missione d'inchiesta indipendente delle Nazioni Unite sulla Libia, i migranti nel paese subiscono “omicidi, sparizioni forzate, torture, schiavitù, violenze sessuali, stupri e altri atti inumani... in relazione alla loro detenzione arbitraria”. Nel settembre 2022, il Procuratore della Corte Penale Internazionale ha dichiarato in un comunicato che, secondo la valutazione preliminare del suo ufficio, gli abusi contro i migranti in Libia “possono costituire crimini contro l'umanità e crimini di guerra”.

Il governo italiano continua a fornire un sostegno significativo alle autorità libiche nonostante queste conclusioni, gli innumerevoli rapporti delle organizzazioni internazionali per i diritti umani e le ripetute raccomandazioni di sospendere questa assistenza, anche da parte del Segretario Generale delle Nazioni Unite, del Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa e della società civile italiana. Il 28 gennaio 2023, il primo ministro italiano Meloni ha visitato la Libia per firmare un ingente accordo sul gas con il paese e ha dichiarato che l'Italia fornirà alla Guardia costiera libica cinque “imbarcazioni completamente equipaggiate”.

Dal 2017 ad oggi, l'Unione Europea ha stanziato 57,2 milioni di euro per la “Gestione integrata delle frontiere e della migrazione in Libia”, e nel novembre 2022 ha annunciato un piano per aumentare ulteriormente il sostegno alla Libia. La sua agenzia di frontiera Frontex fornisce anche informazioni di sorveglianza utilizzate dalla Libia per intercettare i migranti.

Aiutare la Guardia costiera libica, sapendo di facilitare il ritorno di migliaia di persone in Libia dove subiscono gravi violazioni dei diritti umani, rende l'Italia e l'Unione Europea complici di tali crimini.

Gli sforzi per fornire vie legali di uscita dalla Libia sono quasi irrisori e poco più di una foglia di fico, con solo circa 9.000 rifugiati evacuati dall'Agenzia Onu per i rifugiati attraverso un meccanismo di emergenza dal 2017 ad oggi. Di certo non assolvono l'Italia e gli altri Stati membri dell'Unione Europea dalla loro responsabilità per il ritorno, dal 2017 ad oggi, di circa 108.000 persone in Libia, dove soffrono abusi sistematici, e per le morti di migranti in mare e in detenzione per mano delle autorità libiche.

L'Italia e l'Unione Europea devono sospendere questo sostegno alla Libia e garantire che qualsiasi assistenza futura sia subordinata a progressi tangibili da parte delle autorità libiche in relazione al rispetto dei diritti dei migranti e al loro accesso alla giustizia.

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