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La criminalizzazione del soccorso ai migranti in Italia: il caso Iuventa

Published in: euobserver
La nave di soccorso “Iuventa” ormeggiata nel porto di Emden (Bassa Sassonia) il 24 giugno 2016 © 2016 Hans-Christian Wöste/AP images

Il nuovo governo italiano ha lanciato un ennesimo attacco ai gruppi di soccorso non governativi che salvano vite umane. Anche se la retorica è più aspra e alcune tattiche sono nuove, i governi italiani che si sono succeduti hanno cercato ripetutamente di bloccare i gruppi che soccorrono i migranti in mare, anche con accuse penali.

I giudici hanno respinto tutte le accuse in tutti i casi tranne uno: il processo in corso contro i membri dell'equipaggio della Iuventa e di altri due gruppi di salvataggio. Questo caso, in cui la prossima udienza preliminare è fissata per il 19 dicembre, mostra fino a che punto le autorità italiane siano disposte a spingersi per impedire ai gruppi di soccorso di salvare vite in mare, con implicazioni preoccupanti per lo stato di diritto.

Dal 2017, i governi italiani che si sono succeduti hanno condannato i gruppi di soccorso, imposto un controverso "Codice di condotta" delle ONG, ritardato o rifiutato un porto sicuro di sbarco ai sopravvissuti su queste navi e tentato di perseguire tali gruppi con l'accusa pretestuosa di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina".

A pochi giorni dal suo insediamento, il governo del primo ministro Giorgia Meloni ha provato a farla franca con uno "sbarco selettivo" di solo alcune delle persone a bordo di due navi di soccorso e ha rifiutato di offrire un porto a una terza. Il ministro degli Interni vuole autorizzare i prefetti ad imporre multe esorbitanti e ordinare il sequestro delle navi di soccorso non governative.

Finora i tribunali italiani hanno limitato i tentativi delle autorità di screditare e bloccare i gruppi di soccorso. I giudici hanno annullato le multe, revocato i sequestri delle navi e assolto i soccorritori in mare. Il processo nei confronti dell'equipaggio della Iuventa e di altri due gruppi di salvataggio è l'unico caso in corso, dopo che le autorità italiane hanno investito ingenti risorse finanziarie, coinvolto cinque agenzie di polizia e trascinato le indagini per quasi cinque anni.

Gli imputati sono accusati di "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina" per i salvataggi effettuati tra settembre 2016 e ottobre 2017. Se condannati, rischiano fino a 20 anni di carcere. Tra loro ci sono quattro tedeschi dell'equipaggio della Iuventa, una nave di soccorso gestita dal gruppo Jugend Rettet, che ha salvato 23.810 persone tra luglio 2016 e agosto 2017, quando è stata sequestrata dalle autorità italiane. Da allora il gruppo non è più stato in grado di operare.

Il caso è stato caratterizzato da pubblicità mediatica pregiudizievole nei confronti degli imputati, indagini irragionevolmente lunghe, intercettazioni illegali, problemi di accesso all'interpretazione e alla traduzione di atti cruciali dell’accusa, e altre irregolarità procedurali che, insieme, sollevano preoccupazioni significative riguardo all'accesso degli imputati a un processo equo.

Dopo che tre agenti di sicurezza di una società privata legata all'estrema destra, che lavoravano sulla Vos Hestia, un'altra nave di salvataggio, contattarono Matteo Salvini, a quel tempo deputato del Parlamento europeo, sostenendo che l'equipaggio della Iuventa potesse essere collusa con i trafficanti, la polizia italiana infiltrò un agente sotto copertura sulla Vos Hestia e cominciò ad intercettare le comunicazioni dei membri dell'equipaggio. La maggior parte del materiale usato contro l'equipaggio della Iuventa consiste in osservazioni effettuate dalla Vos Hestia.

Una indagine meticolosa della Forensic Oceanography ha analizzato le informazioni visive, audio e tecniche disponibili e ha prodotto delle ricostruzioni computerizzate coerenti che confutano in modo convincente le accuse contro l'equipaggio della Iuventa. La loro analisi dimostra che l'equipaggio della Iuventa non restituì delle barche vuote ai trafficanti e non le spinse in direzione della Libia, né comunicò con qualcuno potenzialmente connesso coi trafficanti. Uno dei principali testimoni della società di sicurezza successivamente smentì la sua iniziale testimonianza durante delle interviste ai media, affermando di non aver mai assistito a una collaborazione tra l'equipaggio della Iuventa e i trafficanti.

Le udienze preliminari sono state contraddistinte da violazioni delle procedure legali e da ripetuti rinvii.

Non parli italiano?

Gli avvocati della difesa hanno sollevato serie preoccupazioni per il mancato impiego di un interprete tedesco competente per le udienze e gli interrogatori, e per il rifiuto dell'accusa di fornire traduzioni in tedesco di documenti cruciali. L'interrogatorio di un imputato della Iuventa è stato sospeso tre volte, l'ultima delle quali il 2 dicembre, a causa di gravi problemi di traduzione. L'accusa non ha notificato tempestivamente agli imputati le date di alcune udienze e i dettagli delle accuse a loro carico, violando le norme procedurali e causando rinvii e ritardi.

Le preoccupazioni sull'accesso degli imputati a un processo equo sono state così gravi che una coalizione di organizzazioni internazionali ha iniziato a monitorare le udienze. La relatrice speciale delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, Mary Lawlor, ha descritto il caso contro l'equipaggio della Iuventa come un "processo infondato" nei confronti di soccorritori marittimi che "stavano solo assistendo chi ne aveva bisogno" e ha raccomandato di archiviare le accuse.

Questo processo è un test cruciale per lo Stato di diritto in Italia. Se l'accusa non adotterà misure positive concrete per garantire il diritto degli imputati a un processo equo, sarà difficile non concludere che le autorità italiane sono disposte a sacrificare lo stato di diritto e ogni comune senso di decenza nel loro desiderio di punire persone per aver salvato vite umane.

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