Lo scrittore italiano Gabriele Del Grande è detenuto in Turchia ormai da 12 giorni. Solo oggi, in seguito a forti pressioni da parte del governo italiano, le autorità turche gli hanno consentito di incontrare il console italiano e un avvocato turco. L’avvocato ha però detto a Human Rights Watch che gli era stata negata l’autorizzazione a esaminare la documentazione amministrativa su Gabriele e che non c’era evidenza di una procedura penale in corso. Secondo la legge turca, questa prolungata detenzione amministrativa appare arbitraria e questo pomeriggio il suo avvocato ha inoltrato richiesta per il rilascio di Gabriele, che da quando è stato detenuto ha potuto fare una sola telefonata.
Come molti altri, conosco Gabriele per il suo coraggioso e profondo impegno artistico e investigativo a favore della causa dei migranti. Ben prima che il tema diventasse notizia da prima pagina, Gabriele aveva già creato un blog, Fortress Europe, per raccontare e onorare ai migranti che muoiono ai confini dell’Europa. Ricordo che anni fa, durante un dibattito cui partecipavamo entrambi, io mi dilungavo nel parlare di diritto internazionale e di obbligazioni degli stati, mentre Gabriele parlava del coraggio delle persone in cammino e leggeva le loro poesie.
Gabriele è co-autore e co-realizzatore del documentario Io sto con la sposa, che racconta la storia l’improbabile di un gruppo di rifugiati siriani che mettono in scena un finto matrimonio per poter raggiungere irregolarmente la Svezia partendo dall’Italia.
E’ stato arrestato il 9 aprile nella provincia di Hatay, vicino al confine con la Siria, dove stava intevistando alcuni rifugiati siriani per il suo ultimo libro sulla guerra e sull’ascesa dell’ISIS. Ora è trattenuto in un centro di detenzione amministrativa a Mugla, sulla costa egea. Nonostante le autorità turche hanno annunciato l’intenzione di espellere Gabriele, il fatto che la sua detenzione si sta protraendo e che i suoi diritti fondamentali non sono rispettati destano serie preoccupazioni. Gabriele ha iniziato questa settimana uno sciopero della fame.
La detenzione di Gabriele avviene in un clima di forte repressione e un giro di vite sulla libertà dei media attuato durante lo stato d’emergenza in Turchia. Circa 150 giornalisti turchi sono stati incarcerati, la maggior parte dei quali sulla base di accuse politicamente motivate rese possibili dalle vigenti norme anti-terrorismo.
Le autorità turche dovrebbero chiarire la situazione di Gabriele e assicurare che tutti i suoi diritti vengano rispettati. Ma soprattutto dovrebbero rilasciare Gabriele così che possa tornare a fare ciò che gli riesce meglio: raccontare storie belle ed importanti.