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Human Rights Watch ha visitato la regione di Rosarno tra il 20 e il 22 gennaio, intervistando nove migranti africani, così come autorità locali, polizia, e rappresentanti della società civile. Di seguito, alcuni passaggi chiave delle nostre interviste con le vittime: 

Saibou Sabitiou è un richiedente asilo di 37 anni del Togo. È stato la vittima della prima sparatoria il 7 gennaio.

Ero a Rosarno con un amico a fare la spesa per preparare del cibo africano. Poi ci siamo incamminati per tornare. Eravamo vicini a dove dormiamo, la fabbrica abbandonata, quando vedo un'auto uscire da un parcheggio e venire verso di me. Ho ricevuto una chiamata sul mio telefono e poi lo sparo, bam! Vedo due uomini nella macchina. Non vedo le loro facce perchè non ci ho pensato. Era l'uomo dal lato passeggero che mi ha sparato. Mi ha colpito, vedo il sangue. Alcuni amici sono venuti ad aiutarmi e hanno chiamato l'ambulanza. Abbiamo visto tutti la macchina, ma non abbiamo preso il numero di targa. Era una grossa jeep blue, una Volkswagen. C'è stato solo un colpo; mi ha preso qui [nell'addome inferiore]. Ancora sento come se ci fosse qualcosa lì.

La polizia mi ha chiesto se stessi urinando per strada quando è successo. Gli ho risposto  che sono musulmano; uso l'acqua per purificarmi. Questa domanda non va fatta a me. È una legge italiana che quando vedi urinare qualcuno per strada prendi un'arma e gli spari? Stavo solo camminando, parlando per strada... la polizia sta facendo il suo lavoro, ma non so se li troveranno. Io piangevo, non a causa della polizia, ma perchè dovevo ricordare quello che era successo.

Jacouba Camara, un venticinquenne della Guinea, è stato la vittima di una sparatoria intorno alle 14.00 del 7 gennaio mentre tornava dopo aver visitato degli amici. È stato colpito una volta, sul lato sinistro, da una pallottola. Un uomo che si trovava con Camara al momento dell'aggressione non è stato ferito.

Era un macchinone nero, con a bordo due persone. Sono arrivati da dietro e mi hanno sparato. Sono tornato a casa e i miei amici hanno chiamato i carabinieri. Non capivo cosa dicevano. Poi i miei amici hanno chiamato un'ambulanza.

Godwin Onyebuchi, un trentaquattrenne nigeriano, è stato aggredito e picchiato con bastoni al mattino dell'8 gennaio. Ha riportato tagli alla testa, che hanno richiesto punti di sutura, e abrasioni profonde sul braccio destro. Il suo braccio sinistro era rotto. Il braccio è stato ingessato scorrettamente, e quando Human Rights Watch gli ha parlato, era in attesa di un'operazione per risistemare l'osso. 

Due auto sono arrivate da dietro e mi hanno parcheggiato davanti. Sono usciti sette ragazzi. Stavano fumando, e li ho salutati passando. Mi sono voltato e ho visto che avevano dei bastoni. Poi sono arrivati tutti e sette e hanno cominciato a colpirmi. Sono caduto; mi colpivano in testa. Non so per quanto mi hanno picchiato. Mi hanno trascinato via, verso la strada principale, vicino ad una casa. Gridavo ‘aiuto, aiuto', e una donna ha aperto la porta, mi ha guardato, e poi l'ha richiusa. Sono svenuto.

Quando mi sono svegliato, sono strisciato fino all'agrumeto e sono rimasto lì, con sangue ovunque, fino alle tre del mattino. Ho camminato verso la fabbrica [un edificio abbandonato dove viveva con altri migranti], e sulla strada c'era un posto di blocco della polizia. La polizia mi ha fatto sedere e ha chiamato l'ambulanza. All'inizio non riuscivo a parlare molto; mi usciva il sangue dalla bocca. Gli ho raccontato dove era avvenuta l'aggressione, ma non ci sono andati.

Moussa Boussim, un trentacinquenne del Burkina Faso, è stato assalito nei pressi della stazione ferroviaria di Rosarno intorno alle 13.00 del'8 gennaio. Ha riportato lesioni interne ed è stato operato due volte dall'aggressione. Human Rights Watch ci ha parlato nell'ospedale di Polistena dove era in attesa della seconda operazione. 

C'erano circa 10 uomini, e forse altri cinque stavano a guardare. Non mi hanno detto niente; non mi hanno chiesto niente; hanno semplicemente cominciato a picchiarmi. Li ho visti in faccia. Mi hanno colpito sulla testa, sulla pancia, sulla schiena. Una donna ha aperto la sua porta di casa, ma alla vista si è spaventata; e ha richiuso. Io gridavo, ‘tooo, toooo, toooo,' in questo modo. C'erano molti palazzi per abitazioni là vicino, con molte finestre, ma nessuno mi ha aiutato. Non so come sono arrivato all'ospedale.

James Amankona, un trentanovenne del Ghana, è stato aggredito da una folla l'8 gennaio mentre tornava a casa dal lavoro, intorno alle 15.00.

Ho visto una cinquantina di italiani; mi hanno chiamato, ma sono corso via e mi hanno inseguito. Non dimenticherò mai quando ho visto la folla avvicinarsi. Sono saltato su un recinto e ho cercato di scappare, ma mi hanno afferrato e buttato a terra. Hanno cominciato a picchiarmi con bastoni e spranghe. Sono svenuto. Al risveglio, mi colava sangue dal naso. Sono andato in un agrumeto. Potevo sentire gente che sparava e parlava, ma non riuscivo a capire cosa dicessero. Ero troppo impaurito e sono rimasto lì a lungo, fino a che non ha fatto buio. Poi ho fermato alcuni carabinieri per strada e loro hanno chiamato un'ambulanza. Già sapevano cos'era successo; non mi hanno fatto alcuna domanda. [La folla] mi ha spezzato il braccio, ci è voluta un'operazione. Mi hanno colpito così tanto sulla testa. Me l'hanno controllato con un macchinario all'ospedale e va bene, ma a volte mi fa malissimo.

Ben Gyan, richiedente asilo di 31 anni del Ghana, è stato assalito in pieno centro a Rosarno al mattino dell'8 gennaio.

Ero uscito di casa per comprare qualcosa al negozio. Ho incontrato un gruppo di circa 15 italiani. Un ragazzo mi ha afferrato dicendo, "Di dove sei?" e poi hanno cominciato a picchiarmi con bastoni. In cinque o sei mi hanno preso e buttato a terra. Mi hanno rotto i denti e ridotto la faccia in questo modo. Poi sono corsi via. Non è una strada affollata, non c'era nessuno, ma ci sono palazzi su entrambi i lati della strada. Una donna è uscita e ha chiamato un'ambulanza. La polizia è arrivata all'ospedale e gli ho detto che non ero in grado di riconoscere chi mi avesse fatto questo. Comunque non posso tornare a Rosarno, non li voglio rivedere. Non so se la polizia sta indagando. Non credo che la polizia possa trovare quei ragazzi, ma se ci riuscirà, ne sarò contento.

Agry Kwame, ventiseienne del Ghana, è stato aggredito per strada a Rosarno nel pomeriggio dell'8 gennaio  da un gruppo di uomini. Ha passato una settimana in ospedale per guarire dalle ferite.

Quattro ragazzi in moto sono arrivati e mi hanno assalito per strada, e sono accorse altre persone. Ho visto otto persone. Mi dicevano ‘Dove stai andando' all'inizio, ma poi non dicevano niente. Mi hanno picchiato tutti. Mi colpivano con mazze sul fianco, sulla testa, dappertutto. C'erano altre persone intorno, guardavano ma non mi soccorrevano, non chiamavano un'ambulanza. Ho visto facce dalle finestre degli appartamenti, che guardavano. Sono corso via, ma non in città dove potevano picchiarmi altri ragazzi, sono corso verso la boscaglia dove sono rimasto fino a che ha fatto buio. Poi sono tornato a casa molto, molto, molto lentamente.

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