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Servono migliori soluzioni per gli insediamenti informali dei lavoratori migranti in Italia

I fondi dell'Unione Europea non dovrebbero essere usati per costruire altri campi di container

“Insediamento informale “La Pista” a Borgo Mezzanone, regione Puglia, Italia, 1 luglio 2020. © 2020 Giorgia Orlandi, @giorgiaorlandi_

Questa notte, migliaia di lavoratori agricoli migranti in Italia dormiranno in condizioni sovraffollate, insalubri e degradanti. Nella maggior parte degli insediamenti informali in cui vivono, i migranti non hanno accesso ad acqua corrente, servizi igienici funzionanti, gas, riscaldamento o elettricità. Almeno 14 persone sono morte negli insediamenti dal 2016 ad oggi a causa delle condizioni precarie.

Oltre alle pessime condizioni abitative, molti lavoratori agricoli migranti sono sfruttati da datori di lavoro e intermediari noti come "caporali", costretti a lavorare per lunghe ore in condizioni estenuanti, pagati con salari scandalosamente bassi e spesso privati di contratti o buste paga accurate.

Le leggi italiane sull'immigrazione rendono i migranti vulnerabili allo sfruttamento, subordinando la validità o il rinnovo del permesso di soggiorno a un contratto di lavoro. I diffusi atteggiamenti razzisti e xenofobi contro l'affitto agli stranieri e l'accesso discriminatorio al sostegno sociale e abitativo contribuiscono al rischio di finire per strada e in condizioni di indigenza.

La mancanza di un indirizzo formale spesso impedisce agli oltre 10.000 migranti che vivono in insediamenti informali di ottenere la documentazione necessaria per registrare la residenza, accedere all'assistenza sanitaria, rinnovare il permesso di soggiorno o ricevere assistenza sociale.

In risposta al problema complesso degli insediamenti informali, le autorità locali italiane hanno utilizzato fondi dell'Unione Europea per costruire campi abitativi temporanei noti come "foresterie".

Realizzate con centinaia di moduli abitativi prefabbricati in plastica, le foresterie sono di solito adiacenti agli insediamenti informali, o comunque in luoghi isolati della campagna, lontani dai centri abitati e dai servizi.

I container di plastica sono forniti privi di mobili e ospitano quattro persone ciascuno, per cui centinaia di lavoratori sono alloggiati di conseguenza in uno spazio ristretto, di solito con servizi igienici insufficienti. Le condizioni della maggior parte di queste foresterie stanno peggiorando e molte si sono praticamente trasformate in nuovi insediamenti informali o in estensioni di quelli adiacenti già esistenti.

Queste soluzioni di emergenza sono inefficaci e controproducenti. Non fanno nulla per affrontare la sistematica segregazione dei lavoratori migranti e le quotidiane violazioni dei loro diritti fondamentali, né per facilitare la loro integrazione sociale, in violazione degli standard e delle direttive dell'Unione Europea.

Con il recente stanziamento di 200 milioni di euro dal Programma Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) ai Comuni per fornire soluzioni efficaci e definitive agli insediamenti informali, è imperativo che le autorità italiane e l'Unione Europea si assicurino che queste risorse non siano utilizzate per costruire altre foresterie, e che siano invece destinate a fornire ai lavoratori migranti alloggi dignitosi e indipendenti che possano realmente promuovere la loro inclusione e integrazione sociale.

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