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Mamma, sono vivo

Bambini non accompagnati, sopravvissuti alla traversata nel Mediterraneo, hanno bisogno di chiamare i propri cari

Yodit pregava mentre digitavamo il numero, e e quelle mani volarono alla sua boca  quando scoprì che la chiamata, e le sue preghiere, avevano avuto risposta. Era la prima volta che parlava a sua madre dopo essere stata salvata in mare e portata in Italia, due settimane prima.

Yodit è una sedicenne eritrea, coi capelli corti ed un sorriso radioso. L’ho conosciuta la settimana scorsa nel centro di prima accoglienza di Pozzallo, in Sicilia. Ero lì per raccogliere le testimonianze di chi ha raggiunto l’Europa passando attraverso la Libia, ma sono finita per passare la maggior parte del tempo a prestare il mio telefono a ragazzini, a volte anche bambini di 12 anni, che volevano telefonare alle proprie famiglie in Eritrea, Sudan, Egitto ed altri posti, per far sapere loro di essere vivi. Il centro fornisce a tutti carte prepagate con 5 euro di traffico telefonico, ma l’unico telefono disponbile non funziona.

“Yodit,” una sedicenne eritrea, parla al telefono con sua madre per la prima volta dopo il salvataggio in mare e il suo arrivo al hotspot di Pozzallo, Sicilia, Italia. © 2016 Fred Abrahams/Human Rights Watch

Il centro vicino al porto è attrezzato per ospitare fino a 180 persone, ma ne ospitava 365 mentre ero lì, compresi 185 bambini che viaggiavano da soli. Molti di questi ragazzini erano lì dal 28 maggio, nell’attesa di essere trasferiti presso centri adatti alla loro accoglienza. Secondo l’UNICEF, quest’anno più di 7000 minori non accompagnati hanno raggiunto l’Italia attraverso il Mediterraneo. Pozzallo è attrezzata solo per soggiorni di breve termine, e bambini, donne e uomini dormivano nelle stesse stanze su letti a castello o su materassi buttati sul pavimento.

Nei giorni seguenti, dovetti passare al mio interprete molte chiamate di genitori angosciati che speravano di poter parlare di nuovo con i propri figli, di poterli aiutare in qualche modo. Eravamo lontani, non potevamo fare molto per aiutarli.

Questi ragazzini sono sopravvissuti ad orrori durante il loro tragitto. Oggi vivono in condizioni inaccettabili, ed hanno di fronte a sé mesi di incertezza. In questi casi, essere in grado di sentire la voce dei propri cari significa molto.

Ci sono parecchie cose da aggiustare a Pozzallo, alcune delle quali hanno a che fare con i problemi cronici legati alla risposta dell’Italia alla migrazione nel Mediterraneo. Aggiustare il telefono sarebbe semplicemente un buon inizio.

 

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