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Italia/Stati Uniti: sentenza sul caso Cia evidenzia l’inazione americana

La Cassazione conferma le condanne mentre Washington chiude i casi di abuso

(Milano) –  La sentenza della massima corte italiana, che conferma le condanne di 23 agenti degli Stati Uniti, è in netto contrasto con il mancato avvio da parte statunitense di azione penale contro neanche uno dei funzionari della Central Intelligente Agency coinvolti nel programma illegale di ‘consegne’, ha detto oggi Human Rights Watch. Il 19 settembre 2012, la Corte di Cassazione ha confermato le condanne contro 22 agenti della Central Intelligence Agency (Cia) ed un ufficiale dell’aeronautica per il rapimento, nel febbraio del 2003, di un imam conosciuto come Abu Omar.

“L’amministrazione Obama dovrebbe prendere la sentenza italiana come un segnale che altri Paesi non lasceranno a funzionari statunitensi licenza di tortura e consegne illegali” ha detto Andrea Prasow, consigliere esperto di antiterrorismo a Human Rights Watch. “Dato che il dipartimento di Giustizia americano sembra totalmente riluttante a indagare e procedere contro questi crimini molto gravi, altri Paesi dovrebbero andare avanti con le proprie cause contro funzionari statunitensi.”

Il 4 novembre 2009, una corte italiana aveva condannato in contumacia i 23 americani insieme a due cittadini italiani. 

La decisione della corte italiana mette in risalto la completa mancanza del governo americano nel determinare le responsabilità degli agenti Cia e di alti funzionari per le numerose e ben documentate accuse di tortura, maltrattamento e consegne illegali commesse durante l’amministrazione di George W. Bush, ha detto Human Rights Watch. Pochi funzionari militari, di basso rango, sono stati i soli a ricevere delle pene.

Il 30 agosto, il ministro della giustizia Eric Holder ha annunciato che la sola indagine criminale intrapresa dal dipartimento di giustizia sui presunti abusi durante la custodia della Cia, a capo del procuratore John Durham, sarebbe stata chiusa. Questa indagine è terminata senza formulazione di capi d’accusa, anche nei casi di due detenuti che sono morti dopo un apparente maltrattamento durante la detenzione da parte di forze Usa.

“I funzionari Usa dovrebbero sentire un profondo imbarazzo per il fatto che il governo italiano ha avuto il coraggio di fare quello che non ha fatto l’amministrazione Obama: definire degli individui responsabili di tortura”, ha detto Prasow. “Abu Omar è solo una delle molte vittime del programma di consegne della Cia e ci sono molti altri casi su cui c’è bisogno di indagare.”

Abu Omar fu rapito mentre camminava per strada a Milano il 17 febbraio 2003. Dopo che i suoi rapitori lo portarono alla base di Aviano nel nord-est d’Italia, lo avrebbero messo su un aeroplano per andare alla base di Ramstein, in Germania, e da lì in Egitto. Sostiene di essere stato torturato ripetutamente nei quattro anni di detenzione in Egitto. Fu rilasciato senza accuse nel febbraio del 2007.

Nel dicembre del 2007, Abu Omar disse ad Human Rights Watch di essere stato trattato con violenza al suo arrivo in Egitto. “Non potete immaginare. … Ero appeso come una pecora macellata e mi davano scariche elettriche” dichiarò. “Mi torturavano brutalmente e potevo sentire le grida anche di altri che venivano torturati”.

Inizialmente, le autorità italiane accusarono 26 americani, di cui tutti, tranne uno, erano presunti agenti della Cia, e sette italiani che erano membri dei servizi segreti italiani, il Sismi. Una prima sentenza riscontrò che tre dei 26 americani avevano diritto all’immunità diplomatica e cinque degli italiani erano protetti dalla legge sul segreto di stato. Secondo i resoconti della stampa, la decisione del 19 settembre ha ribaltato la sentenza riguardo gli agenti italiani, riscontrando che non erano completamente protetti dalla legge sul segreto di Stato, e gli ha imposto di affrontare un nuovo processo. Human Rights Watch si è trovata in disaccordo con l’interpretazione della Corte circa le protezioni garantite dall’immunità diplomatica, sulla base del fatto che tale immunità non dovrebbe essere intesa a protezione di funzionari responsabili di gravi crimini contro i diritti umani.

Tra gli imputati italiani del caso vi sono il Gen. Nicolo Pollari, ex-capo del Sismi, che è stato obbligato a dimettersi in seguito al rapimento e alla consegna di Abu Omar, e l’ex vice di Pollari, Marco Mancini.

Tra gli imputati americani vi sono 22 presunti agenti segreti della Cia, tra cui l’ex capo della sede Cia di Milano, Robert Seldon Lady, così come  il Lgt. Col. dell’aviazione statunitense Joseph Romano, che era acquartierato alla base ad Aviano all’epoca dei fatti. Secondo resoconti giornalistici, il tribunale ha confermato le sentenze di sette anni per tutti i condannati, ad eccezione di Lady che ha ricevuto nove anni.

Human Rights Watch nutre la preoccupazione che i processi in contumacia non diano agli imputati un’adeguata opportunità di presentare una difesa come richiesto dal Patto internazionale sui diritti civili e politici. Se le autorità italiane dovessero mai ottenere la custodia degli imputati, Human Rights Watch ritiene che dovrebbe essere garantito loro un nuovo processo.

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