(Nairobi) - Forze etiopi, somale e ribelli, sono tutte responsabili di dilaganti violazioni del diritto di guerra a Mogadiscio, tali da causare alla popolazione civile sofferenze enormi, afferma Human Rights Watch in un rapporto uscito oggi. Human Rights Watch esorta il Consiglio di sicurezza dell'ONU a dare a una eventuale missione di peacekeeping un forte mandato di protezione dei civili nelle sue attuali delibere sulla Somalia.
Il rapporto di 113 pagine dal titolo "Sotto shock: civili assediati a Mogadiscio", è la prima indagine indipendente sul campo sul conflitto che ha distrutto Mogadiscio nel marzo e aprile del 2007, conclusosi con la morte di centinaia di civili e lo sfollamento di 400.000 persone.
"Le parti in guerra hanno tutte dimostrato una negligenza di stampo criminale per il benessere della popolazione civile di Mogadiscio", ha detto Ken Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch. "L'indifferenza del Consiglio di sicurezza dell'ONU verso tale crisi ha solo accresciuto la tragedia."
Tra le varie violazioni del diritto bellico, Human Rights Watch ha documentato numerosi crimini di guerra perpetrati da tutte le parti in conflitto a Mogadiscio.
Le violazioni da parte dei ribelli (una vaga coalizione di gruppi armati somali) includono: fuoco indiscriminato di colpi di mortaio su aree civili, spiegamento di forze in quartieri densamente popolati, omicidi mirati di funzionari civili del governo di transizione somalo, ed esecuzioni sommarie e mutilazioni dei corpi dei combattenti catturati.
Le forze etiopi che appoggiano il governo di transizione somalo hanno violato il diritto di guerra per aver bombardato indiscriminatamente e su larga scala aree densamente popolate di Mogadiscio con razzi, mortai e artiglieria. Le loro truppe, in numerose occasioni, hanno preso di mira specificatamente gli ospedali, saccheggiando le attrezzature mediche di cui vi è bisogno disperato. Human Rights Watch ha anche documentato casi in cui le forze etiopi hanno deliberatamente sparato a dei civili giustiziandoli in modo sommario.
Le forze del governo di transizione somalo hanno svolto un ruolo secondario rispetto all'esercito etiope, ma hanno omesso di fornire avvertimenti efficaci ai civili nelle zone di combattimento, hanno saccheggiato proprietà, ostacolato gli sforzi per il soccorso degli sfollati e maltrattato dozzine di persone detenute in arresti di massa.
"I ribelli, avendo spiegato le proprie forze tra i civili, hanno messo quest’ultimi in grave pericolo", ha detto Roth. "Ma ciò non fornisce all'Etiopia una giustificazione per effettuare bombardamenti mirati e per lanciare razzi su interi quartieri".
L'uscita del rapporto coincide con le delibere di oggi del Consiglio di sicurezza dell'ONU sulla Somalia. Il Consiglio dovrà discutere della missione dell'Unione Africana in Somalia, composta da 1500 uomini, e delle proposte di trasformarla in una missione delle Nazioni Unite.
Il conflitto armato a Mogadiscio è aumentato costantemente da quando il governo di transizione somalo, appoggiato dall'Etiopia, si è insediato a Mogadiscio dal gennaio del 2007. Lo scorso dicembre, le forze etiopi, con l'appoggio degli Stati Uniti, avevano spodestato la coalizione delle Corti islamiche da Mogadiscio ed altre aree del centro-sud della Somalia, in un'offensiva fulminante.
Dal gennaio del 2007, una colazione di ribelli, tra cui la milizia Al-Shabaab delle Corti islamiche, ha attaccato quasi quotidianamente le forze etiopi e del governo federale di transizione, anche con parecchi attacchi suicidi, uccidendo funzionari civili del governo federale di transizione. I ribelli hanno lanciato più volte attacchi di mortaio da quartieri densamente popolati di Mogadiscio, mettendo a repentaglio, in violazione del diritto di guerra, la sicurezza dei civili.
Il 29 marzo, le forze etiopi hanno lanciato la prima delle due più importanti offensive contro i ribelli nella città, bombardando indiscriminatamente i capisaldi degli insorti con raffiche di razzi "Katyusha", mortai ed artiglieria, senza fare alcuno sforzo palese per distinguere tra civili e obiettivi ribelli.
Una seconda offensiva etiope, tra il 18 e il 26 aprile, ha preso di mira, e distrutto, ulteriori aree della città ed ha aggiunto diverse centinaia di civili al bilancio delle vittime. Benché il numero preciso delle vittime sia ancora sconosciuto, si stima che, a causa degli scontri nelle due occasioni, abbiano perso la vita tra 400 e1300 persone.
L'intervento dell'Etiopia in Somalia è strettamente legato a preoccupazioni di sicurezza regionale, tra cui una guerra per delega con l'Eritrea e la presenza di due movimenti ribelli in Somalia.
Nel gennaio del 2007, gli Stati Uniti hanno lanciato diversi attacchi aerei nel sud della Somalia, e di nuovo a Puntland a giugno, nel nordest. Questi attacchi costituivano il primo intervento degli Stati Uniti da quando le sue forze lasciarono il Paese nel 1994. Gli Stati Uniti asserivano che i militanti delle Corti islamiche stessero proteggendo individui collegati a reti di terrorismo internazionale, tra cui dei ricercati implicati nei bombardamenti delle ambasciate degli Stati Uniti, in Kenya e Tanzania, nel 1998.
"Da quando la maggior parte delle ostilità è terminata ad aprile, le forze di governo etiopi e somale hanno violato con regolarità i diritti dei civili sulle strade di Mogadiscio" prosegue Roth. "Un antiterrorismo efficace si può costruire solo sul rispetto dei diritti di base e sulla fine dell'impunità per gravi crimini."
Human Rights Watch esorta il Consiglio di sicurezza dell'ONU e i maggiori attori internazionali a premere sui governi somalo ed etiope affinchè mettano fine agli abusi e venga incoraggiato il rispetto del diritto internazionale.
I Paesi interessati dovrebbero anche richiedere e sostenere un’espansione della missione delle Nazioni Unite di monitoraggio e rapporto sui diritti umani.