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Decreto Cutro, ulteriore stretta sui diritti dei migranti in Italia

La legge sull’«emergenza migranti» è una risposta crudele e inefficace

Migranti sbarcano da una nave di soccorso al porto di Catania, 12 aprile 2023. © 2023 Salvatore Cavalli/AP Photo

Dopo aver ostacolato le missioni di ricerca e soccorso delle organizzazioni impegnate a salvare vite nel Mediterraneo, le autorità italiane hanno appena approvato una legge che limita i diritti dei migranti che riescono a sbarcare sul territorio nazionale.

Il decreto Cutro, che prende il nome dal terribile naufragio avvenuto a marzo di quest’anno in cui hanno perso la vita più di 80 persone, è diventato legge la settimana scorsa. Anziché dare una risposta razionale e umana all’aumento del numero di persone che attraversano il Mediterraneo per raggiungere l’Europa, il provvedimento conferma la presa di posizione del governo a favore della criminalizzazione e della deterrenza delle migrazioni.

Per forzarne l’approvazione, il governo di estrema destra ha deciso di usare la forma del decreto legge, destinata alle emergenze, e di chiedere il voto di fiducia in parlamento. Le organizzazioni non governative che si occupano di diritti umani in Italia hanno espresso preoccupazioni sulla scelta di queste procedure straordinarie e dello stato di emergenza, dichiarato in aprile, per rispondere a un fenomeno strutturale e di lungo corso come l’immigrazione.

La nuova legge avrà conseguenze disastrose sui diritti dei migranti, compromettendo la possibilità di richiedere la protezione, l’accesso a procedure d’asilo giuste e la libertà di movimento. Il Comitato per la legislazione di Montecitorio ha segnalato anche il rischio di incostituzionalità, perché uno degli articoli impedirebbe di fatto di presentare ricorso per le richieste di protezione internazionale giudicate inammissibili.

Con il decreto Cutro in vigore sarà più difficile ottenere la protezione speciale, ovvero il permesso di soggiorno temporaneo (ma rinnovabile) che consente ai migranti di restare in Italia per ragioni umanitarie e familiari. Non sarà inoltre più possibile convertirlo in un permesso per motivi di lavoro, una decisione che verosimilmente porterà a un aumento dei lavoratori irregolari.

Tra le misure previste, passa da 120 a 135 giorni il periodo massimo di detenzione nei centri di permanenza per il rimpatrio e viene introdotta una nuova forma di detenzione alle frontiere per i richiedenti asilo, che possono essere trattenuti fino a quattro settimane mentre la loro domanda viene esaminata con una procedura nuova e più sbrigativa. Inoltre, la legge elimina l’accesso a servizi importantissimi nei centri di prima accoglienza, come l’assistenza psicosociale, la consulenza legale e i corsi di lingua italiana.

Questo provvedimento si inserisce in un clima di crescente intolleranza e criminalizzazione del lavoro umanitario, mentre continua la cooperazione con la Libia, un paese in cui i migranti subiscono abusi che le Nazioni Unite hanno definito crimini contro l’umanità.

Le morti in mare e le misure repressive sono la vera emergenza. L’Italia deve invertire la rotta il prima possibile e rispondere agli sbarchi con soluzioni umane e rispettose dei diritti.

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