(Milano) – La Commissione Affari Costituzionali del Parlamento italiano dovrebbe approvare alcuni emendamenti chiave al decreto legge sull'immigrazione, ha detto oggi Human Rights Watch. Gli emendamenti dovrebbero abolire le sanzioni per le navi di salvataggio, respingere il concetto di “paese d'origine sicuro” e fornire un percorso di tutela per le persone che hanno perso il loro status di protezione negli ultimi due anni.
“Questa è l'occasione per l'Italia di voltare pagina su un periodo infelice della sua storia”, ha detto Judith Sunderland, vicedirettrice in carica per l'Europa e l'Asia centrale di Human Rights Watch. “In questo prossimo capitolo, l'Italia non solo dovrebbe ripristinare i diritti e le tutele smantellate dal precedente governo, ma dovrebbe essere un esempio di politica migratoria equa e giusta”.
All'inizio di ottobre 2020, il governo italiano ha adottato un nuovo decreto immigrazione che ha modificato in modo significativo i due cosiddetti decreti di sicurezza, adottati nel 2018 e nel 2019, dal precedente governo. La Commissione Affari Costituzionali del Parlamento sta attualmente esaminando gli emendamenti che entreranno in vigore quando il decreto diventerà legge e che potrebbero migliorare significativamente le tutele e i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo.
La commissione ha già approvato l’ampliamento delle motivazioni per la concessione di una protezione speciale - o complementare - ai richiedenti asilo e per aumentare le garanzie contro i rimpatri verso paesi in cui la loro sicurezza o i loro diritti sarebbero a rischio. Questi miglioramenti sono stati sollecitati da organizzazioni non governative italiane e da esperti di reti come il Tavolo Asilo e Grei250.
Nel prosieguo del suo lavoro, la Commissione dovrebbe correggere alcuni aspetti profondamente problematici della politica migratoria e di asilo del precedente governo che sono rimasti nell'ultimo decreto, ha detto Human Rights Watch. La commissione dovrebbe votare a favore degli emendamenti mirati a:
Abolire le multe per le navi di salvataggio non governative. Il decreto del giugno 2019, convertito in legge nell'ottobre 2019, ha conferito al Ministro dell'Interno la facoltà di negare il permesso di entrare o sostare nelle acque italiane a qualsiasi nave sospettata di violare le leggi italiane sull'immigrazione, comprese le navi di salvataggio che conducono le persone in un porto di sbarco sicuro, come previsto dal diritto internazionale. Ha imposto multe da 150.000 a 1 milione di euro ai capitani delle navi, e il sequestro immediato della nave in caso di ingresso in acque italiane senza autorizzazione o di mancata osservanza delle istruzioni.
Il decreto emanato in ottobre mantiene questa facoltà, ma riduce le multe a un massimo di 50.000 euro. Il decreto esonera le navi che hanno effettuato operazioni di soccorso a determinate condizioni, tra cui il rispetto, da parte dei capitani, “delle indicazioni dell'autorità competente per la ricerca e il soccorso in mare”. Questa condizione lascia aperta la possibilità di multare una nave di soccorso che si rifiuta di seguire le indicazioni di far sbarcare le persone soccorse in Libia, dove rischiano gravi violazioni dei diritti umani.
La minaccia di multe, ai sensi di questa disposizione, si inserisce nel quadro di una politica più ampia volta ad ostacolare le organizzazioni non governative di soccorso e rischia di scoraggiare altri capitani di navi dall'adempiere al loro obbligo morale e legale di rispondere alle navi in pericolo in mare, ha detto Human Rights Watch.
Abrogare l'elenco dei paesi di origine sicuri. Il decreto dell'ottobre 2018, convertito in legge nel dicembre dello stesso anno, ha introdotto nell'ordinamento italiano il concetto di “Paese d'origine sicuro” e il governo ha adottato un elenco di 13 Paesi nell'ottobre 2019. Le domande di asilo dei cittadini di questi Paesi sono soggette a una procedura accelerata sul presupposto che non abbiano bisogno di protezione internazionale. Sebbene sia consentito dal diritto internazionale dei rifugiati e dal diritto dell'Unione Europea, l'uso del concetto di paese sicuro in procedure accelerate solleva preoccupazioni per la fretta e la scarsa qualità del processo decisionale, soprattutto in casi complessi, e per la possibilità di espulsione di persone che rischiano di subire violazioni dei diritti umani. Nel luglio 2015, una Corte federale canadese ha stabilito che l'elenco dei “Paesi di origine sicuri” del Canada è incostituzionale perché “discriminatorio in prima facie”.
Ripristinare l'accesso alla protezione complementare. Tra le misure più importanti del decreto di ottobre vi è il reinserimento nel diritto italiano del permesso di soggiorno per motivi umanitari (ora chiamato “protezione speciale”). Negli anni passati, ciò ha permesso a molte persone di rimanere in Italia a causa delle difficoltà incontrate in patria o durante i loro viaggi migratori, o a causa dei rischi che potrebbero affrontare al ritorno. Il termine protezione complementare è un termine usato per indicare motivi di protezione che vanno oltre la definizione della Convenzione del 1951 sui rifugiati.
Tuttavia, la misura non è retroattiva e sarà accessibile solo alle persone con domande di asilo pendenti. La Commissione Affari Costituzionali dovrebbe modificare il decreto per creare un meccanismo che consenta alle persone di chiedere una protezione speciale se nel periodo da ottobre 2018 fino a ottobre 2020 il loro permesso umanitario è scaduto e non sono stati in grado di rinnovarlo o convertirlo, e a coloro la cui domanda d'asilo è stata respinta in primo grado ma che potrebbero richiedere una protezione speciale.
In Italia, il Parlamento può modificare le misure attuate con decreto governativo durante il processo di conversione in legge che deve avvenire entro 60 giorni dalla sua adozione. La Commissione Affari Costituzionali sta esaminando centinaia di emendamenti e potrebbero trasmettere un testo consolidato all'Assemblea plenaria già il 27 novembre. Molti osservatori si aspettano che il governo imponga una procedura accelerata (“fiducia”) che precluda ulteriori discussioni prima della votazione.