La nave Diciotti della Guardia costiera italiana, che ospita i 177 migranti tratti in salvo, ha finalmente ricevuto, lunedì, il permesso di attraccare a Catania, dopo cinque giorni di incertezza in mare. Ma la nave ha ricevuto il divieto di far sbarcare chiunque a bordo. Matteo Salvini, il vice primo ministro e ministro dell’interno opposto agli immigrati, aveva precedentemente minacciato di rinviare i migranti soccorsi lì da dove erano partiti, in Libia, e adesso insiste che altri Paesi europei si impegnino a prenderli tutti prima di acconsentire allo sbarco.
Questo è l’ultimo episodio di una spregevole serie di casi quest’estate, in cui Italia e Malta hanno rifiutato o ritardato lo sbarco di migranti e richiedenti asilo tratti in salvo da navi di organizzazioni non-governative, commerciali e militari. Ogni volta, sono stati raggiunti accordi ad hoc per distribuire le persone tra varie Paesi dell’Ue.
La maggioranza delle 177 persone sulla Diciotti provengono, secondo dei resoconti, da
Eritrea e Somalia, e tra esse vi sono almeno 28 minori non accompagnati. Con ogni probabilità, hanno passato mesi se non anni di prigionia e violenze in Libia.
Tenerli a bordo della nave è disumano. Costituisce un ritardo ingiustificato a cure mediche e psicologiche e un ostacolo al loro di diritto di richiedere asilo. Può anche, come suggerito dallo stesso Garante italiano dei diritti delle persone detenute, costituire una privazione illegittima della loro libertà in violazione della Costituzione italiana e della Convenzione europea sui diritti dell’uomo.
Il governo italiano dovrebbe permettere immediatamente a tutte le persone a bordo della Diciotti di sbarcare, rimandando a una fase successiva qualsiasi trasferimento in altri Paesi. E i Paesi dell’UE dovrebbero trovare urgentemente un accordo su un piano prevedibile di gestione condivisa delle responsabilità per le persone tratte in salvo in mare, in modo da evitare il ripetersi di questo vergognoso episodio.