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Guinea Equatoriale: porre fine alla tortura di detenuti

Il presidente Obama dovrebbe spingere il presidente Obiang a far cessare le violenze

(Washington, DC) – Il Presidente Barack Obama, e altri leader che hanno in agenda un incontro la prossima settimana con il presidente Teodoro Obiang Nguema Mbasogo della Guinea Equatoriale, dovrebbero denunciare tortura, corruzione, e altri gravi abusi dei diritti dell’uomo nel paese, hanno affermato oggi EG Justice e Human Rights Watch. Obiang parteciperà al summit dei leader di Stati Uniti e Africa a Washington DC, dal 4 al 6 agosto 2014.

Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto con dettagli su tre esempi, contemporanei o recenti, di gravi abusi dei diritti umani nella Guinea Equatoriale.

“Il presidente Obiang sta cercando di liberarsi della sua immagine di capo di un governo corrotto e violento”, ha detto Lisa Misol, ricercatrice esperta di affari e diritti umani a Human Rights Watch. “Invece di dargli un’occasione per fare propaganda, il presidente Obama dovrebbe premere per porre fine a tortura, corruzione e altre violenze che dilagano nella Guinea Equatoriale”.

Obiang, da tempo alle prese con delle controversie, sarà l’ospite d’onore a una cena per soli invitati il 7 agosto organizzata dal Corporate Council on Africa, che inoltre co-sponsorizza un “Equatorial Guinea Economic Forum” l’8 agosto.

Obiang, al governo dal 3 agosto 1979, ha tenuto il potere più a lungo di qualunque altro capo di stato africano o capo di governo non monarchico al mondo. La dura repressione, da parte del suo governo, nei confronti di avversari politici, organizzazioni indipendenti, e mezzi d’informazione, insieme agli alti livelli di corruzione, gli hanno dato una pessima reputazione internazionale.

La Guinea Equatoriale è uno dei più grandi paesi produttori di petrolio nell’Africa sub-sahariana, ed ha una popolazione ridotta che lo rende, a livello pro-capite, il paese più ricco del continente. La corruzione e le priorità distorte del governo aiutano a spiegare perché una ristretta élite vicina al presidente sia stata capace di arricchirsi con le risorse naturali del paese mentre le condizioni socio-economiche, per la maggior parte della popolazione, sono peggiori che in molti paesi africani con risorse di gran lunga più esigue.

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, nel suo rapporto più recente sui diritti umani, individua le più gravi violazioni dei diritti dell’uomo nel paese quali “il disprezzo per lo stato di diritto e il giusto processo, l’uso della tortura e di forza eccessiva da parte della polizia; la negazione di libertà di parola, stampa, riunione e associazione; la diffusa corruzione tra funzionari”.

In un caso citato da Human Rights Watch, Roberto Berardi, un uomo d’affari italiano, è stato ingiustamente detenuto per oltre 18 mesi nel tentativo, apparentemente, di proteggere il figlio maggiore di Obiang, Teodoro (“Teodorín”) Nguema Obiang Mangue, il secondo vicepresidente del paese per la difesa e la sicurezza, da rivelazioni sulla sua presunta corruzione. Berardi è stato torturato e gli sono state negate cure mediche, ha riferito il gruppo.

Berardi era stato arrestato nel gennaio 2013 e successivamente processato e condannato a più di due anni di carcere, in quello che il suo avvocato ha definito come un tentativo di impedirgli di testimoniare, al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e ad altri investigatori stranieri, sulla presunta corruzione di Teodorín. Teodorín è proprietario, insieme a Berardi, di una società di costruzioni nella Guinea Equatoriale.

Agustín Esono Nsogo, un insegnante che è stato imprigionato per oltre un anno senza accuse, fino al febbraio 2014, è stato torturato in tre occasioni venendo appeso per mani e piedi e picchiato selvaggiamente al punto da perdere l’udito da un orecchio, ha riferito il suo avvocato a Human Rights Watch.

Cipriano Nguema Mba, un ex-ufficiale militare al quale era stato concesso asilo politico in Belgio nel 2013, fu rapito mentre visitava la Nigeria a fine 2013 e rinviato illegalmente in Guinea Equatoriale, dove è stato tenuto prigioniero, segretamente, dalle autorità governative e torturato. A tutt’oggi rimane sotto la loro custodia ed è stato presumibilmente trasferito in isolamento il 26 luglio 2014. Questa è la seconda volta che Nguema è stato rapito da un esilio all’estero. Il suo avvocato ha detto a Human Rights Watch di non essere stato in grado di fargli visita.

Il governo Obiang ha ripetutamente negato che nel paese abbiano luogo torture. Nel 2013, quando era il turno della Guinea Equatoriale per un esame davanti alla Commissione per i diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite, la delegazione del paese sottolineò “l’assenza di torture nelle prigioni del paese e le cure date ai detenuti.” Il presidente Obiang ha anche dichiarato che “non c’è tortura” in Guinea Equatoriale.

In una presentazione del febbraio 2014 al Consiglio per I Diritti Umani delle Nazioni Unite, il suo governo ha affermato di avere una politica intransigente di “non tollerare la pratica di tortura o detenzione arbitraria, a pena di drastiche misure coercitive”.

Obiang esercita un controllo smodato sul potere giudiziario, che è privo di indipendenza. Avvocati hanno riferito che i giudici dicono di aver bisogno di consultarsi con l’ufficio del presidente in relazione a decisioni su casi sensibili. Il presidente ha il titolo di “magistrato principale” del paese. Tra gli altri poteri, presiede l’organo di sorveglianza dei giudici e nomina gli altri membri dell’organo.

I procedimenti giudiziali vengono usati per intimidire o punire coloro che vengono percepiti come sleali nei confronti di chi detiene il potere. Per esempio, Florentino Manguire, un altro ex-compagno di affari di Teodorín, ha passato oltre due anni in carcere sulla base di accuse di furto, infondate, per denuncia di Teodorín, che allora era il ministro delle risorse forestali. Manguire ha ricevuto un’amnistia presidenziale nel giugno 2012. Nell’agosto 2012, è stato nuovamente arrestato in maniera arbitraria e detenuto per 10 giorni, per poi essere rilasciato senza accuse dopo un severo avvertimento di non rivelare alcuna informazione su Teodorín.

Obama ha invitato tutti i leader africani “in regola con gli Stati Uniti e l’Unione africana” a partecipare al summit dei leader Stati Uniti e Africa.

Per Obiang, che il suo governo possa fregiarsi di essere “in regola”, insieme all’opportunità di partecipare al summit al fianco di Obama e di altri capi di stato, rappresenta un enorme successo diplomatico e di pubbliche relazioni.

Obiang ha assunto società per la gestione di pubbliche relazioni, ha fatto donazioni ingenti ad organizzazioni internazionali, ha viaggiato in lungo e in largo per visitare leader di altri paesi, e ha costruito lussuose strutture per conferenze per ospitare eventi internazionali che hanno attratto figure di spicco in Guinea Equatoriale, così da migliorare la propria immagine.

“È scioccante che il presidente Obiang sia accolto su un tappeto rosso a Washington, mentre coloro che sono percepiti come i suoi avversari in Guinea Equatoriale sono gettati in prigione per essere picchiati”, ha detto Tutu Alicante, l’avvocato equatoguineano che ha fondato, in esilio, EG Justice. “Speriamo che il presidente Obama dica al presidente Obiang, in modo chiaro e forte, di porre fine a carcerazione arbitraria, tortura, e corruzione alimentata dal petrolio.”

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