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UE: Frontex complice degli abusi in Libia

La sorveglianza aerea facilita le intercettazioni dei migranti e il loro ritorno a violenza ed abusi

La motovedetta della Guardia costiera libica Ras Jadir intercetta un'imbarcazione di legno nel Mar Mediterraneo, 30 luglio 2021. © 2021 David Lohmüller/Sea-Watch

(Bruxelles) – L'utilizzo da parte dell'Agenzia della guardia di frontiera dell'UE, Frontex, della sorveglianza aerea per consentire alla Guardia costiera libica di intercettare le imbarcazioni dei migranti, pur sapendo che questi ultimi subiranno violenze sistematiche una volta riportati con la forza in Libia, rende Frontex complice di tali abusi, hanno dichiarato Human Rights Watch e Border Forensics in un articolo multimediale pubblicato oggi.

Grazie ad un’attenta analisi dei dati e varie testimonianze dirette, l’indagine web interattiva "Airborne Complicity: Frontex Aerial Surveillance Enables Abuse" documenta il ruolo che i velivoli impiegati da Frontex - diversi aerei e un drone - svolgono nell'individuare le imbarcazioni dei migranti nel Mediterraneo centrale e la loro successiva intercettazione da parte delle forze libiche. I velivoli, gestiti da società private, trasmettono video e altre informazioni a un centro di situazione nel quartier generale di Frontex a Varsavia, dove vengono prese decisioni operative su quando e chi allertare in merito alla presenza di imbarcazioni di migranti. Sebbene Frontex sostenga che la sorveglianza aerea salvi vite umane, l’analisi di Human Rights Watch e Border Forensics dimostra come quest’ultima sia funzionale alle intercettazioni di migranti e richiedenti asilo da parte delle forze libiche, piuttosto che al loro salvataggio da parte delle organizzazioni di soccorso civili o delle navi mercantili che operano nell'area.

"Avvisando le autorità libiche della presenza di imbarcazioni che trasportano migranti, sapendo che questi ultimi saranno sottoposti a trattamenti atroci e pur avendo altre opzioni, Frontex è complice degli abusi", ha dichiarato Judith Sunderland, direttore associato per l'Europa e l'Asia centrale di Human Rights Watch. "La retorica di Frontex sul salvataggio di vite umane rimarrá tragicamente vuota finché l'Agenzia non userà la tecnologia e le informazioni a sua disposizione per garantire che le persone vengano soccorse tempestivamente e sbarcate in porti sicuri".

L'analisi dei dati disponibili supporta la conclusione che l'approccio di Frontex non è concepito per salvare chi si trova in una situazione di pericolo in mare, ma per impedire loro di raggiungere il territorio dell'UE, hanno dichiarato le organizzazioni. Le statistiche indicano che la sorveglianza aerea non ha avuto un impatto significativo sul tasso di mortalità. Tuttavia, esiste una correlazione moderata e statisticamente significativa tra la presenza dei velivoli di Frontex e il numero di intercettazioni effettuate dalla Guardia costiera libica: nei giorni in cui i velivoli sorvolano per più ore la loro area di operazione, la Guardia costiera libica tende a intercettare più imbarcazioni.

Il 29 novembre, il Centro europeo per i diritti costituzionali e umani (European Center for Constitutional and Human Rights, ECCHR) ha presentato una denuncia alla Corte penale internazionale (ICC) che evidenzia la responsabilità europea per i crimini contro l'umanità commessi contro migranti e rifugiati in Libia.

Border Forensics e Human Rights Watch hanno ricostruito gli eventi accaduti il 30 luglio 2021, quando diverse imbarcazioni che trasportavano migranti sono state intercettate dalla Guardia costiera libica. Questo è stato fatto incrociando dati ufficiali e open-source, tra cui i tracciati di volo del drone e degli aerei, insieme alle informazioni fornite da Sea-Watch, un'organizzazione civile di salvataggio che quel giorno aveva una nave in mare e un aereo in volo, e da Alarm Phone, una linea telefonica di emergenza per i migranti in pericolo in mare, insieme alle testimonianze dei sopravvissuti.

Il drone utilizzato da Frontex per la sorveglianza aerea nel Mediterraneo centrale davanti all'hangar dell'aeroporto internazionale di Malta, a Malta. © 2022 Border Forensics

Frontex utilizza un drone Heron a pilotaggio remoto, progettato per la raccolta di informazioni e la sorveglianza, perché può volare per molte ore al largo delle coste libiche. I tracciati del drone in quel giorno indicano che molto probabilmente quest’ultimo ha avvistato almeno due imbarcazioni poi intercettate dalla Guardia costiera libica. La nave di soccorso Sea-Watch 3, che non aveva ricevuto alcuna richiesta di soccorso da Frontex, ha assistito casualmente all'intercettazione di una di esse.

La decisione di non informare le organizzazioni di soccorso civile della presenza di imbarcazioni in pericolo o di lanciare un allarme mayday a tutte le imbarcazioni nell'area illustra l'interpretazione volutamente restrittiva di Frontex del concetto di “distress”, hanno dichiarato le organizzazioni. Fare ciò solo nei casi in cui c'è il rischio di perdita imminente di vite umane è in conflitto con il diritto marittimo attinente e con il regolamento dell'UE sulla sorveglianza delle frontiere marittime, nonché con i pareri unanimi dell'Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani  e dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

Secondo Frontex, tra gennaio 2020 e aprile 2022 l’agenzia ha emesso 21 allarmi mayday nel Mediterraneo centrale, cioè solo per una minima parte dei 433 avvistamenti che l'Agenzia stessa afferma aver effettuato grazie alla sua sorveglianza aerea nel Mediterraneo centrale solo nel 2021. In quell'anno, Frontex ha facilitato le operazioni della Guardia costiera libica che hanno portato al rimpatrio forzato di circa 10.000 persone, quasi un terzo delle oltre 32.000 persone sbarcate in Libia.

I tracciati dei voli, da gennaio a dicembre 2021, di sei velivoli Frontex che effettuano sorveglianza aerea nel Mar Mediterraneo. © 2022 Border Forensics

La mancanza di trasparenza di Frontex rende difficile la verifica dei fatti e l’attribuzione di responsabilità dirette, hanno dichiarato le organizzazioni. Nell'esaminare 27 delle 30 richieste di accesso civico presentate - le altre sono pendenti - Frontex ha identificato migliaia di  documenti pertinenti, ma ne ha forniti solo 86. Molti erano pesantemente censurati. Frontex ha rifiutato le richieste di visitare il centro di situazione di Varsavia e di parlare con il personale operativo.

"Di fronte alla fondamentale opacità di Frontex, abbiamo analizzato una vasta serie di tracciati di volo e molti altri dati per ricostruire le attività di sorveglianza in cielo", ha dichiarato Giovanna Reder, investigatrice responsabile di questa inchiesta per Border Forensics. “La nostra analisi suggerisce chiaramente che il drone di Frontex ha giocato un ruolo chiave nel riportare in Libia potenzialmente centinaia di persone, condannandole ad abusi e violenze. L'Agenzia di frontiera e gli Stati membri dell'UE dovrebbero essere chiamati a risponderne.”

La sorveglianza aerea costituisce un elemento centrale della strategia dell'UE che mira ad impedire a migranti e richiedenti asilo di raggiungere l'Europa via mare, e consente all’Unione di sottrarsi spazialmente, fisicamente e legalmente alle proprie responsabilità.  Le autorità europee hanno creato un'estesa e fitta rete di sorveglianza aerea sul Mediterraneo centrale, mentre hanno progressivamente ritirato le loro navi di soccorso dall'area, cedendo la responsabilità alle forze libiche e ostacolando i gruppi di soccorso non governativi nel loro essenziale lavoro di salvataggio.

Frontex sottolinea il suo obbligo, ai sensi del diritto marittimo, di allertare le autorità costiere competenti in caso di situazioni di pericolo in mare, ma questo obbligo deve essere contemperato dai suoi obblighi ai sensi del diritto regionale e internazionale sui diritti umani, in particolare gli obblighi relativi al diritto alla vita, al divieto di tortura e di trattamenti o punizioni crudeli, disumani e degradanti, e il conseguente divieto di respingimento verso luoghi dove i migranti sono esposti  al rischio di tortura, persecuzione e altri danni gravi ai sensi delle leggi sui diritti umani e l’asilo.

Finché le operazioni di Frontex saranno concepite per consentire le intercettazioni da parte delle forze libiche, l'agenzia di frontiera e l'UE dovranno essere ritenute responsabili per il loro ruolo negli abusi subiti dalle persone rimpatriate in Libia, hanno dichiarato le organizzazioni.

Frontex dovrebbe mettere in atto misure efficaci per adempiere all'obbligo di valutare se le sue attività, compresa la sorveglianza aerea, violino i diritti fondamentali. Ciò dovrebbe includere una maggiore trasparenza e responsabilità nelle sue operazioni.

L'UE dovrebbe riorientare radicalmente la sua politica migratoria verso l’istituzione di canali sicuri e legali per i migranti e reimpostare le sue attività nel Mediterraneo centrale e la cooperazione con le autorità libiche per assicurarsi che le persone non vengano rimpatriate in luoghi dove corrono l’altissimo rischio di subire abusi e condizioni di detenzione disumane e degradanti, e non avere accesso alla protezione internazionale.

Nel frattempo, Frontex, con il sostegno dell'UE e di tutti gli Stati membri, dovrebbe utilizzare la sorveglianza aerea per sostenere in modo significativo e genuino il salvataggio in mare e prevenire il rischio che le persone vengano riportate in Libia. Frontex, l'Italia e Malta dovrebbero allertare tutte le imbarcazioni che si trovano nelle vicinanze di una barca che necessita di assistenza, sulla base di un'ampia definizione che consideri in pericolo tutte le imbarcazioni sovraffollate e non idonee alla navigazione in acque aperte.

Frontex e gli Stati membri dovrebbero dispiegare le proprie navi nelle aree in cui operano i loro velivoli, in modo tale da poter rispondere direttamente e rapidamente alle situazioni di pericolo, e dovrebbero smettere di attaccare i gruppi non governativi che lo fanno. Inoltre, a meno che non vengano richiamati da altre emergenze, quando individuano delle imbarcazioni gli aerei e i droni utilizzati per la sorveglianza dovrebbero rimanere sulla scena per monitorare la loro situazione e documentare le operazioni di salvataggio o di intercettazione.

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