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La lettera al Ministro della Difesa italiano riguardo le indagini interne condotte sul fatale incidente nautico avvenuto fra marzo e aprile 2011

All'Ammiraglio Giampaolo Di Paola
Ministro della Difesa
Ministero della Difesa italiano
Palazzo Baracchini
Via XX Settembre 8
00187 Rome

Sua Eccellenza Ammiraglio Di Paola,

Le scriviamo per ottenere maggiori informazioni riguardo le indagini interne condotte sul fatale incidente nautico avvenuto fra marzo e aprile 2011, in cui una barca in avaria piena di migranti in fuga dalla Libia rimase alla deriva per due settimane nel Mediterraneo prima di approdare di nuovo in Libia il 10 aprile 2011. Sessantatré delle settantadue persone a bordo morirono.

In una lettera datata 8 luglio 2011, Human Rights Watch ha invitato il suo predecessore Ignazio La Russa a condurre un'indagine approfondita per accertare eventuali responsabilità delle navi della Marina Militare Italiana incrocianti il Mediterraneo in questa tragica perdita di vite umane. Abbiamo anche esortato l'ex Ministro della Difesa italiano a cooperare pienamente con l'inchiesta sulla vicenda avviata dal Comitato sulle migrazioni dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (PACE). Esprimiamo il rammarico di non avere mai ricevuto una risposta. In aggiunta alle informazioni specifiche che Le chiediamo qui di seguito, saremmo grati di sapere quali iniziative la Marina Militare Italiana abbia intrapreso per condurre una propria indagine e / o collaborare con l'inchiesta del PACE.

Secondo le informazioni raccolte dai firmatari di questa lettera e dal Centre for Research Architecture (Forensic Architecture Project), la barca, che trasportava 72 immigrati, aveva lasciato Tripoli nella notte fra il 26 e il 27 marzo 2011. Verso la fine della giornata del 27 marzo 2011, la barca aveva già incontrato difficoltà e lanciato una telefonata satellitare a un sacerdote eritreo residente a Roma, don Moses Zerai. Don Zerai afferma di avere chiamato la Guardia Costiera italiana quel giorno e il seguente. La Guardia Costiera italiana afferma di avere quindi usato la tecnologia GPS per localizzare la posizione del telefono satellitare utilizzato per chiamare Don Zerai, e di conseguenza avere situato alle 16,52 GMT il 27 marzo 2011 la barca, un gommone 10 metri Zodiac, nell'area di ricerca e soccorso sotto responsabilità libica, alla LAT 33˚58’.2” N, LONG 012˚55’.8”. La Guardia Costiera italiana inviò subito dopo un segnale di soccorso indicando la posizione della barca e chiedendo a tutte le navi incrocianti il Canale di Sicilia di segnalare qualsiasi avvistamento; questo avviso venne poi ripetuto ogni quattro ore durante dieci giorni[i].

Il giorno successivo, 28 marzo 2011, il coordinamento a livello mondiale per la diffusione degli avvisi ai naviganti denominato World-Wide Navigational Warnings Service(WWNWS) emise un avviso di navigazione Hydrolant. Questo avviso venne inviato a tutte le navi per esortarle a "tenere gli occhio aperti e se possibile aiutare.

A partire dalla mattina del 28 marzo 2011, la barca rimase senza carburante e alla deriva fino a che non venne rinviata verso le coste libiche, dove toccò terra il 10 aprile 2011. I sopravvissuti hanno dichiarato che un elicottero militare si librava sopra la barca in avaria il 27 marzo 2011, in seguito alla loro richiesta di soccorso, e che gli buttò acqua e biscotti. Affermano anche che avvistarono una nave da guerra probabilmente tra il 3 e il 4 aprile 2011, e cercarono di attirarne l'attenzione.

Secondo le informazioni emesse in un briefing dal vice ammiraglio Gortney del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti il 24 marzo 2011, 38 navi militari quel giorno stavano pattugliando l'Area di sorveglianza marittima della NATO (Maritime Surveillance Area, MSA) o le sue vicinanzeii. Di queste, le seguenti navi italiane si trovavano nella MSA:

  • Etna
  • Euro
  • Doria
  • Borsini
  • Garibaldi

Le seguenti navi italiane erano nelle vicinanze, ma al di fuori della MSA:

  • Bettica
  • Mimbelli
  • Fenice (FS)
  • Fenice (FFL)
  • Sirio
  • San Marco
  • Bilancia
  • San Giorgio

Vi saremmo grati se poteste farci avere informazioni dettagliate sulle navi italiane che pattugliavano la zona dove il gommone era alla deriva nel periodo dal 26 marzo al 10 aprile il 2011; fra le quali i nomi delle navi, e per ciascuna le zone di pattugliamento. Apprezzeremmo in particolare le seguenti informazioni:

  • Quali navi della Marina Militare Italiana, fra quelle degli elenchi di cui sopra o meno, erano nella MSA nel periodo dal 26 marzo al 10 aprile il 2011.
  • Il settore di pattugliamento per ogni nave della Marina Militare Italiana nel periodo dal 26 marzo al 10 aprile il 2011.
  • Quando le navi della Marina Militare Italiana di stanza nella MSA hanno ricevuto la segnalazione effettuata dalla Guardia Costiera italiana il 27 marzo 2011.
  • Quando le navi della marina italiana nella MSA hanno ricevuto la segnalazione del WWNWS emessa il 28 marzo 2011.
  • Il nome e l'ubicazione delle entità della Marina Militare Italiana nel raggio di 100 metri dalla posizione della barca Zodiac, come indicata nella segnalazione della Guardia Costiera italiana il 27 marzo 2011, e dalla segnalazione del WWNWS il 28 marzo 2011.
  • Quali azioni furono eventualmente prese dalle navi della Marina Militare Italiana presenti nella MSA dopo aver ricevuto l'avviso.
  • Se una nave Marina Militare Italiana abbia in qualsiasi momento avvistato la barca alla deriva.
  • Se un elicottero italiano sia entrato in contatto con il gommone Zodiac in questione, ed eventualmente quale ulteriore azione abbia intrapreso.

Sappiamo che le navi italiane si impegnano regolarmente in operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, e che in alcuni casi le navi da guerra della NATO incrocianti il Mediterraneo forniscono assistenza ai migranti in mare. Tuttavia, il numero sconvolgente di perdite umane nel Mediterraneo nel 2011 - il Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati stima che almeno 1500 persone siano morte l'anno scorso tentando di attraversarlo - richiede sforzi concertati per indagarne le circostanze come pure per evitare simili tragedie in futuro.

Attendiamo con fiducia una risposta del vostro Ufficio alle nostre domande, e confidiamo nell'avvio di un dialogo costruttivo con Lei su questi gravi problemi.

Cordiali saluti,

Human Rights Watch
Hugh Williamson, Direttore esecutivo
Divisione per l'Europa e l'Asia centrale

Federazione Internazionale per i Diritti Umani
Souhayr Belhassen, Presidente

Euro-Mediterranean Human Rights Network
Marc Schade-Poulson, Direttore esecutivo

Migreurop
Olivier Clochard, Presidente

Gisti
Stéphane Maugendre, Presidente

l'Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani
Mario Lana, Presidente

Consiglio italiano per i rifugiati
Christopher Hein, Direttore

Boats 4 People
Nicanor Haon, Coordinatore



iCarlo Bonini, “Sessanta profughi alla deriva lasciati morire da navi Nato, l’Alleanza replica : tutto falso″, La Repubblica, 10 maggio, 2011; consultato in: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/05/10/sessanta-profughi-alla-deriva-lasciati-morire-da.html  il 6 marzo, 2012.

ii  Briefing dal Pentagono con il Vice Ammiraglio Gortney del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti sulla   Operazione Alba dell'Odissea, 24 marzo, 2011, consultato in: http://www.defense.gov/news/d20110324pptslides.pdf  il 6 marzo, 2012. 

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