La mancanza di garanzie nella politica francese di espulsione di residenti stranieri con presunti legami con l' estremismo violento mette a repentaglio i diritti umani, ed aliena quelle comunità la cui cooperazione é cruciale nella lotta contro il terrorismo, afferma Human Rights Watch in un rapporto pubblicato oggi
In Francia, ed in altri Paesi europei, l'allontanamento forzato di cittadini stranieri sospettati di estremismo viene visto sempre di più come uno strumento per contrastare la radicalizzazione violenta e il reclutamento terroristico. Dal Settembre 2001 il governo francese ha allontanato più di 70 individui definiti "fondamentalisti islamici", tra cui almeno 15 chierici musulmani (o imam). Tuttavia, la politica francese risulta priva di tutele adeguate contro le violazioni dei diritti umani, tortura compresa. Gli appelli basati sul rischio di tortura o su altri diritti umani, non sospendono automaticamente l’allontanamento.
L'11 maggio il Comitato contro la Tortura delle Nazioni Unite ha condannato la Francia per aver espulso un sospetto terrorista, Adel Tebourski, verso la Tunisia, nonostante convincenti prove che l’uomo avrebbe rischiato la tortura al suo ritorno. È il secondo pronunciamento di tale comitato delle Nazioni Unite contro la Francia negli ultimi quattro anni.
"La Francia ha il diritto di espellere cittadini stranieri che minacciano la sicurezza nazionale, purché nel corso di tale procedura rispetti i diritti umani,” ha dichiarato Holly Cartner, direttrice per l’Europa e l’Asia Centrale ad Human Rights Watch. “Tuttavia, come rende evidente la decisione del comitato anti-tortura delle Nazioni Unite, le tutele della Francia in questi casi non si sono dimostrate adeguate."
Il rapporto di 92 pagine intitolato "Nel nome della prevenzione: garanzie inadeguate negli allontanamenti per sicurezza nazionale", esamina le espulsioni amministrative di imam e altre persone ritenute responsabili di fomentare l'estremismo. Inoltre, il rapporto documenta la deportazione criminale di persone accusate di reati di stampo terroristico. Sulla base dei 19 casi presi in esame, esso conclude che queste procedure mancano delle garanzie necessarie ad impedire che vengano commesse serie infrazioni di obblighi che la Francia é tenuta a rispettare in ottemperanza a norme internazionali sui diritti umani.
La politica degli allontanamenti forzati fa parte dell'approccio preventivo alla lotta contro il terrorismo della Francia. Senza procedure eque e trasparenti per queste espulsioni, prosegue il rapporto, tali misure si prestano a sovvertire gli obiettivi della protezione della sicurezza pubblica e della promozione della coesione sociale. L'allontanamento forzato di imam e stranieri residenti da lungo periodo viene visto con grande apprensione dalla popolazione musulmana in Francia, la più grande in Europa occidentale, e rischia di inimicare tali comunità.
“La prevenzione del terrorismo non é circoscritta a politiche efficaci e al lavoro di intelligence, ma si estende alla conquista dei cuori e delle menti,” afferma Cartner. “Prendere scorciatoie sui diritti umani, nella questione degli allontanamenti forzati, manda il messaggio sbagliato ai musulmani in Francia."
L'espulsione di imam, descritti come predicatori dell'odio dal governo francese, ha attirato l'attenzione internazionale. Il Ministro degli Interni ordina le espulsioni sulla base di rapporti dei servizi segreti, i quali non rivelano né le proprie fonti né i metodi, rendendo pressoché impossibile controbattere in modo significativo tali accuse. Nei casi esaminati da Human Rights Watch, gli individui erano stati accusati di esprimere idee che in molti troverebbero assai offensive, ma che ad ogni modo non costituiscono una diretta istigazione alla violenza tale da giustificare una interferenza così estrema con il diritto alla libertà d'espressione.
“L'istigazione alla violenza diretta, la discriminazione o l'ostilità dovrebbero essere affrontate nel contesto del sistema di giustizia criminale" continua Cartner. "Ma le persone non dovrebbero essere espulse da un Paese che considerano come il proprio, semplicemente per il fatto di esprimere idee, per quanto offensive e scioccanti".
Gli allontanamenti per ragioni di sicurezza nazionale hanno un impatto sulla vita familiare di quanti sono soggetti all'espulsione e dei loro parenti. Tra gli allontanati vi sono uomini nati in Francia, o che vi hanno vissuto fin dalla tenera età, così come individui sposati con cittadini francesi o residenti di lunga data, con figli con cittadinanza francese. A meno che sia stabilita in maniera convincente la minaccia per la sicurezza nazionale, questi allontanamenti sono lesivi del diritto alla famiglia, sia delle persone stesse che, in modo particolare, dei loro famigliari, e sono tali da costituire una violazione del diritto internazionale.
Il rapporto contiene raccomandazioni concrete per il governo francese affinché adegui le sue procedure nel pieno rispetto dei suoi obblighi derivanti dalle norme internazionali sui diritti umani, tra cui:
- permettere a quanti soggetti all’allontanamento forzato di rimanere in Francia fino alla determinazione di qualsiasi appello fatto sulla base di diritti umani o tramite richiesta di asilo;
- migliorare ed applicare in modo più equo il sistema di assegnazione di una residenza obbligatoria in Francia in alternativa ad un allontanamento nei casi in cui questo sia lesivo dei diritti umani.
C' é un interesse crescente in Europa nel ricercare un approccio comune alle espulsioni, per motivi di sicurezza nazionale, nella cornice del piano d'azione della lotta al terrorismo dell'Unione Europea ed, in modo specifico, nell’ambito della strategia per contrastare la radicalizzazione violenta e il reclutamento. La Francia ha una voce preminente su queste problematiche, e ha premuto, recentemente, per una risoluzione del Consiglio d'Europa sulla condivisione di informazioni circa l'espulsione dei sospettati per terrorismo e di quanti incitano alla discriminazione, l'odio e la violenza.