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Una bambina tiene in mano un cartello durante una protesta di migranti e rifugiati vicino al paese di Idomeni, Grecia, per chiedere la riapertura della frontiera con Macedonia, 23 marzo 2016. © 2016 ANDREJ ISAKOVIC/AFP/Getty Images
(Bruxelles) – Il fallimento dei governi e delle istituzioni dell'Unione Europea nello sviluppare una risposta politica, efficace e fondata sui diritti, all'immigrazione, è causa di sofferenze concrete ed alimenta un senso di crisi politica che vi ruota intorno, secondo quanto afferma Human Rights Watch in un rapporto pubblicato oggi. I capi di stato dell'Ue si incontreranno a Bruxelles il 28 e 29 giungo per discutere di immigrazione e politica d'asilo.

Il rapporto, intitolato “Toward an Effective and Principled EU Migration Policy: Recommendations for Reform,” contiene raccomandazioni concrete per assicurare una leadership globale dell'Ue sulla protezione dei rifugiati, sostenere il diritto d'asilo, e condividere in modo più equo le responsabilità tra gli Stati membri dell'Ue. Le raccomandazioni politiche di Human Rights Watch intendono tutelare i diritti di tutti i migranti, consentendo che i governi dell'Ue controllino i propri confini.

“I governi dell'Ue sembrano capaci di trovarsi d'accordo solo sull'esternalizzare le responsabilità e nell'internalizzare la sofferenza" ha dichiarato Judith Sunderland, direttore  associato per Europa ed Asia centrale ad Human Rights Watch. “I capi di stato dovrebbero prendere l'opportunità offerta dal summit per approvare politiche migratorie fondate sui diritti che siano tanto umane quanto efficienti.”

Human Rights Watch offre una ricetta per un reset fondamentale della politica migratoria, in un momento in cui l'Ue sta scaricando la responsabilità al di là dei suoi confini. L'Ue sta rendendo sempre più difficile fare domanda d'asilo in Europa, creando un ambiente ostile a migranti e richiedenti asilo, e minacciando l'integrità del sistema internazionale d'asilo, ha dichiarato Human Rights Watch. Un approccio efficace e di solidi principî dovrebbe fondarsi sul rispetto dei diritti umani e sul diritto d'asilo.

Il recente rifiuto del governo italiano di permettere a una nave di soccorso di una Ong di attraccare  riflette la nuova linea dura del Paese e la sua inclinazione a farsi beffa dei suoi obblighi internazionali, ma anche l'incrinarsi della cooperazione e della solidarietà regionale, ha affermato Human Rights Watch.

L'episodio ha esposto in modo netto la necessità di stabilire sistemi prevedibili ed equi per la condivisione di responsabilità, non solo per i soccorsi in mare e per gli sbarchi, ma anche per la gestione legale di migranti e richiedenti asilo in arrivo.

Tuttavia, i negoziati per la riforma del sistema di Dublino, che assegna la responsabilità dell'esame delle domande d'asilo, sono bloccati, con molte proposte che finiranno, probabilmente, per aumentare la pressione sui Paesi di prima linea dell'Ue anziché distribuire le responsabilità in modo più equo.

Numerosi Paesi dell'Ue hanno già adottato o proposto, a livello nazionale, cambiamenti di carattere giuridico o politico che limitano i diritti di richiedenti asilo e rifugiati di presentare ricorsi e di essere ricongiunti con le proprie famiglie, o che pongono limiti all'assistenza. Allo stesso tempo, i Paesi dell'Ue hanno intensificato gli sforzi per prevenire arrivi e scoraggiare domande d'asilo, con un'incuria, di vasta portata, per le notevoli conseguenze che ne derivano per i diritti umani.

L'accordo del 2016 tra Ue e Turchia ha condotto a una politica di contenimento di migliaia di richiedenti asilo, in condizioni inadeguate, sulle isole greche, senza miglioramenti degni di nota nella protezione di rifugiati in Turchia o di consistenti risistemazioni in Paesi dell'Ue. La cooperazione con le autorità libiche, e in particolare le forze della guardia costiera libica, può alimentare un circolo di violenza e detenzione nonostante gli sforzi per evacuare rifugiati vulnerabili in Niger, e da lì di risistemarli altrove, e quelli, allo stesso tempo, per rimpatriare migranti non bisognosi di protezione dalla Libia nei loro Paesi d'origine.

Al summit del Consiglio europeo, i leader dell'Ue dovrebbero concentrarsi su strategie per ridurre i viaggi pericolosi, nel rispetto del diritto di chiunque di lasciare qualunque Paese, e riconoscendo la miriade di ragioni che spingono a la migrazione, tra cui violenze e persecuzioni.

Gli sforzi per salvare persone in mare e a terra dovrebbero essere una priorità e l'Ue dovrebbe allargare i canali sicuri e ordinati, come la risistemazione di rifugiati, e i canali legali per impiego e studi, pur cercando di ottenere il rinvio, in sicurezza, di migranti irregolari, nel rispetto dei diritti umani. I governi dell'Ue dovrebbero investire capitali diplomatici ed economici in modo da aiutare a contrastare gli abusi che spingono ad emigrare, e da migliorare le protezione nelle regioni d'origine. I miglioramenti nei Paesi d'origine dovrebbero essere basati su soluzioni che promuovano i diritti umani, proteggano i rifugiati, ed incoraggino uno sviluppo vero e proprio.

Mantenere l'Ue come uno spazio di protezione per chi ne ha bisogno richiede una riforma lungimirante del sistema di Dublino che distribuisca le responsabilità in modo più equo e dia un incentivo ai richiedenti asilo di rimanere nei vincoli del sistema, così come procedure d'asilo efficienti ed eque in tutti i Paesi dell'Ue. L'uso di misure fondate sulla tesi dei "Paesi sicuri" per rifiutare richiedenti asilo dovrebbe essere limitato e soggetto a tutele stringenti, così da impedire rinvii che potrebbero essere non sicuri.

Mentre i Paesi dell'Ue sono al lavoro per aumentare i rimpatri di richiedenti a cui sia stato rifiutato l'asilo e di migranti a cui non è permesso rimanere, i Paesi dovrebbero assicurare che le loro procedure siano eque, dotate di forti misure a protezione dei diritti umani negli accordi di riammissione, e che qualunque detenzione che preceda una deportazione sia limitata al minore tempo possibile. Di regola, i minorenni non dovrebbero essere detenuti. L'Ue dovrebbe offrire incentivi, piuttosto che minacce, ai Paesi d'origine per cooperare sui rinvii dei loro cittadini attraverso più visti per studenti e lavoratori a tutti i livelli d'abilità.

"Il controverso dibattito politico in Europa non dovrebbe oscurare il fatto che un approccio fondato sui principî potrebbe sostenere i diritti umani così come gestire la migrazione" ha detto Sunderland. "I leader dell'Ue dovrebbero mostrare una leadership sincera e battersi per i valori e gli impegni da loro condivisi."

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