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Gentile Alto Rappresentante Borrell,

Gentili Ministri degli Esteri dell'UE,

A un anno dall'inizio del conflitto in Sudan, il 15 aprile 2023, e mentre il Consiglio Affari Esteri si prepara per discutere sul Sudan il 22 aprile 2024, le nostre organizzazioni chiedono all'Unione Europea e ai suoi Stati membri di adottare misure urgenti, strategiche e concrete per far fronte alla drammatica crisi umanitaria e dei diritti umani nel Paese e prevenire ulteriori violazioni, che hanno avuto un impatto enorme sui civili.

Da quando sono iniziati i combattimenti nella capitale del Sudan, Khartoum, sia le Forze Armate Sudanesi (SAF) che le Forze di Supporto Rapido (RSF) hanno ripetutamente utilizzato armi esplosive pesanti in aree densamente popolate della capitale e condotto attacchi indiscriminati, causando numerose vittime civili e la distruzione di infrastrutture civili tra cui scuole, ospedali, moschee e chiese. Anche gli operatori umanitari e i convogli umanitari sono stati presi di mira dalle parti in conflitto.

Dalla fine di aprile 2023, lo Stato del Darfur occidentale è stato teatro di alcuni dei peggiori attacchi contro i civili e di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale, alcune delle quali costituiscono crimini di guerra. In diverse città della regione  ci sono stati ttacchi su larga scala da parte delle forze dell'Rsf e delle forze alleate, che hanno preso di mira principalmente la popolazione di etnia Massalit..

I combattimenti e gli attacchi contro i civili si sono estesi ad altre regioni, tra cui il Kordofan meridionale e lo Stato di Aj Jazirah, provocando un drammatico deterioramento della situazione umanitaria. Esperti delle Nazioni Unite, ONG e società civile hanno espresso preoccupazione per l'aumento delle violenze sessuali, soprattutto contro donne e bambini, anche a Khartoum e nel Darfur. L'accesso dei sopravvissuti ai servizi urgenti è stato ostacolato dagli attacchi alle strutture mediche e alle organizzazioni che forniscono assistenza, esacerbati dall'ostruzione deliberata dell'assistenza e dal saccheggio degli aiuti da parte delle parti in conflitto. Secondo le Nazioni Unite, il Sudan ha oggi il più alto tasso di sfollamento interno al mondo, con oltre 10,7 milioni di persone scacciate dalle loro case, di cui 9 milioni sfollate all'interno del Paese, e oltre 20 milioni che soffrono la fame.

Nel mezzo del conflitto, i difensori dei diritti umani e gli operatori umanitari, compreso il personale medico, hanno continuato coraggiosamente a svolgere il loro lavoro umanitario e di tutela dei diritti umani, documentando e denunciando le violazioni dei diritti umani e le violenze legate al conflitto e fornendo assistenza e servizi necessari a salvare la vita delle popolazioni colpite, spesso difficili da raggiungere. I difensori dei diritti umani sono stati presi di mira e sottoposti a rapimenti, detenzioni, torture e violenze sessuali, con almeno otto di loro uccisi dall’inizio di quest’ultimo conflitto. Molti difensori dei diritti umani hanno subito minacce e intimidazioni e hanno perso le loro attrezzature di lavoro, come i computer, durante i saccheggi, costringendoli a fuggire dal Sudan. Anche gli operatori umanitari delle ONG locali e internazionali hanno subito perdite significative. Dall’inizio del conflitto al 19 ottobre, 45 operatori umanitari - principalmente sudanesi - sono stati arrestati o uccisi, secondo il Coordinatore degli aiuti di emergenza delle Nazioni Unite.

Inoltre, molti giornalisti sono presi di mira e costretti a fuggire, mettendo a repentaglio il lavoro fondamentale dei media indipendenti per informare la popolazione. Allo stesso tempo, il continuo ricorso a blackout di Internet non solo impedisce la comunicazione a livello personale e comunitario, ma interferisce anche con la capacità delle organizzazioni umanitarie locali ed internazionali di rispondere adeguatamente ai crescenti bisogni umanitari.

Nel luglio 2023, il Procuratore della Corte penale internazionale (CPI) ha annunciato che il suo ufficio sta indagando sulle recenti atrocità nella regione sudanese del Darfur come parte dell'indagine in corso sul Darfur, sottolineando la gravità degli attuali abusi. Nonostante le conclusioni del gruppo di esperti ONU sul Sudan, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non è ancora riuscito ad esercitare il suo mandato di affrontare e prevenire future atrocità. La Missione di accertamento delle Nazioni Unite, istituita nell'ottobre 2023 con il sostegno dei membri dell'UE del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, e’ costretta a far fronte a continui ritardi operativi e carenza di personale, che compromettono il suo ruolo fondamentale nel documentare le violazioni dei diritti umani.

Mentre i civili in tutto il Sudan patiscono le conseguenze dei combattimenti e le parti in guerra continuano a non rispettare le regole del diritto internazionale umanitario, le nostre organizzazioni esortano l'UE e i suoi Stati membri a rispondere a questo conflitto con misure urgent. In particolare :

  • Fare pressione sulle parti in conflitto e sui loro sostenitori regionali per porre fine a tutti gli attacchi contro i civili e le infrastrutture civili, porre fine all'ostruzione deliberata degli aiuti e consentire un accesso umanitario immediato, sicuro e senza ostacoli, cooperando con le Nazioni Unite, l'Unione Africana (UA), la Troika (Norvegia, Regno Unito e Stati Uniti) e gli Stati che condividono questa posizione.
  • Adottare conclusioni del Consiglio che definiscano la strategia dell'UE e degli Stati membri per utilizzare tutti gli strumenti disponibili per mantenere concretamente gli impegni assunti in materia di diritti umani, diritto umanitario e giustizia in Sudan e per comunicare ai responsabili che saranno chiamati a rispondere delle gravi violazioni commesse.
  • Aumentare i finanziamenti di emergenza per la risposta umanitaria in Sudan, anche per i soccorritori locali, e garantire un sostegno specifico per la protezione, l'assistenza, il trattamento e i meccanismi di supporto per i sopravvissuti alla violenza sessuale e di genere.
  • Usare l'opportunità della conferenza dei donatori umanitari che si terrà a Parigi il 15 aprile per rafforzare gli aiuti umanitari al Paese, con l'obiettivo di finanziare completamente l'urgente risposta umanitaria in Sudan, e chiedere a tutte le parti in conflitto di garantire l’accesso umanitario sicuro e senza restrizioni verso tutti coloro che ne hanno bisogno.
  • Spingere il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a far rispettare l'attuale embargo sulle armi che si applica al Darfur, ad agire in risposta al recente rapporto del gruppo di esperti delle Nazioni Unite sulle violazioni dell'embargo sulle armi, e ad estendere l'embargo sulle armi al resto del Sudan, adempiendo al mandato del Consiglio di proteggere i civili e monitorare i diritti umani e le violazioni della legge internazionale sui diritti umani.
  • Garantire le risorse necessarie e il pieno sostegno politico alla Missione internazionale d'inchiesta delle Nazioni Unite sul Sudan, invitare l'Unione Africana e gli Stati africani a sostenere pienamente il suo lavoro, in linea con la risoluzione della Commissione africana per i diritti umani e dei popoli del 29 dicembre 2023, e mantenere i diritti umani in Sudan tra le priorità dell'agenda del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e di altri organismi delle Nazioni Unite.
  • Garantire che l'Ufficio del Procuratore della Corte penale internazionale (CPI) disponga di risorse adeguate per svolgere le proprie attività, anche per indagare sulle violazioni in corso nella regione del Darfur, e parallelamente dare pieno sostegno politico al lavoro della CPI.
  • Garantire un'ampia e reale consultazione dei difensori dei diritti umani e delle organizzazioni della società civile sudanesi (compresi gli operatori umanitari locali) - e l'inclusione dei loro punti di vista e delle loro preoccupazioni - in qualsiasi processo di pace o altro processo decisionale che li riguardi.
  • Garantire percorsi sicuri e regolari, anche fuori dall'Africa, per i sudanesi sfollati a causa del conflitto, e assicurare che nessuno venga rimpatriato con la forza in Sudan.
  • In linea con le linee guida dell'UE sui difensori dei diritti umani, proteggere e promuovere il lavoro dei difensori dei diritti umani, degli attivisti, dei giornalisti e degli attori della società civile che si trovano ancora in Sudan e sono a rischio di attacchi e violenze. Parallelamente, l'UE dovrebbe proattivamente contattare e garantire un sostegno a lungo termine ai difensori dei diritti umani sudanesi in esilio, affinché possano continuare il loro importante lavoro.
  • Esortare tutte le parti in conflitto a ripristinare i servizi di comunicazione in tutto il Sudan, ponendo fine ai blackout di internet che violano il diritto all'informazione dei sudanesi, ostacolano la fornitura di servizi umanitari e di emergenza, hanno un impatto sulla sicurezza e la protezione dei civili e ostacolano il monitoraggio e la segnalazione delle violazioni in corso dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale.

La ringraziomo per l'attenzione mostrata, e rimaniamo a disposizione per ogni ulteriore Sua richiesta.

Cordialmente,

Amnesty International

Brot für die Welt

Cairo Institute for Human Rights Studies (CIHRS)

Christian Solidarity Worldwide

Finn Church Aid, Finland

Free Press Unlimited

Front Line Defenders

Human Rights Watch

International Federation for Human Rights (FIDH)

International Service for Human Rights

Protection International

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