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Italia

Eventi del 2024

Un uomo scende dalla Geo Barents, la nave di soccorso dell’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere, nel porto di Genova, 23 settembre 2024. 

© Mohamad Cheblak/MSF

Il governo di coalizione guidato dal partito nazionalista di estrema destra Fratelli d’Italia ha puntato sul trasferimento all’estero dei migranti in attesa di asilo, ha affidato il controllo dei flussi migratori a paesi con una storia problematica in materia di diritti umani, e ha ostacolato le missioni umanitarie in mare. Il parlamento ha approvato una legge che criminalizza la gestazione per altri all'estero e che ha contribuito a creare un clima di ostilità, insieme ad altre politiche e a una retorica negativa sui diritti riproduttivi di donne e ragazze e sulle persone LGBT. I condizionamenti alla libertà di stampa e le limitazioni alla società civile hanno sollevato preoccupazioni sul rispetto dello stato di diritto.

Migranti e richiedenti asilo

Nei primi dieci mesi del 2024, sono approdate sulle coste italiane circa 55.000 persone, di cui oltre 6.350 minori non accompagnati, meno della metà rispetto allo stesso periodo del 2023. Nel complesso, le statistiche hanno mostrato un aumento significativo nell’uso di altre rotte. A luglio, dopo una visita sull’isola di Lampedusa che è meta di numerosissimi sbarchi, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) hanno sollecitato un maggiore sostegno per i migranti vulnerabili e nuove procedure di identificazione a tutela dei diritti dei minori.

Il governo ha ostacolato l’attività delle organizzazioni non governative, trattenendo in porto le loro navi di soccorso in almeno 25 occasioni tra febbraio 2023 e settembre 2024. Dal mese di ottobre, le autorità hanno il potere di multare e fermare anche gli aerei delle ONG. Ad agosto, gli esperti dell’ONU hanno ribadito la loro preoccupazione per la «politica dei porti lontani», che obbliga le navi di soccorso a raggiungere i porti dell’Italia centrale e settentrionale anziché la più vicina Sicilia, e sulla continua imposizione di fermi amministrativi. A settembre la procura ha chiesto una condanna a 6 anni di carcere per Matteo Salvini, che nel 2019, quando era Ministro dell’Interno, aveva impedito lo sbarco di 147 migranti dalla nave di una ONG.

Sette anni dopo il sequestro della nave di ricerca e soccorso Iuventa e l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nei confronti di tre ONG e una compagnia di navigazione, ad aprile il tribunale di Trapani ha assolto i 21 imputati per mancanza di prove.

In contrasto con gli sforzi del governo per esternalizzare il controllo della migrazione alla Libia, i tribunali italiani hanno stabilito che i capitani delle navi mercantili non devono riportare nel paese africano le persone soccorse in mare, alla luce del rischio di gravi violazioni dei diritti umani. A febbraio, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna del capitano di una nave da rifornimento per aver riportato in Libia 101 persone nel 2018. A giugno, un tribunale civile di Roma ha condannato il capitano di un’altra nave commerciale e le autorità italiane per il respingimento illegittimo di 150 persone in Libia nel luglio 2018, disponendo un risarcimento finanziario per le vittime che hanno intentato la causa. Sempre a giugno, un tribunale di Crotone ha sancito che il centro libico di coordinamento dei soccorsi e la guardia costiera libica non possono essere considerati attori legittimi di ricerca e salvataggio.

Ad aprile, l’Italia ha concordato con la Tunisia un pacchetto di aiuti finanziari e linee di credito per un totale di 105 milioni di euro, che la premier Meloni ha presentato come parte di un piano nazionale per consolidare i rapporti economici e porre un freno alla migrazione. L’Italia ha inoltre accettato di concedere visti a 12.000 lavoratori tunisini qualificati.

L’accordo fra l’Italia e l’Albania, che prevede il trasferimento in Albania dei richiedenti asilo uomini intercettati o soccorsi in mare dalle navi italiane, ha incontrato qualche battuta di arresto a ottobre e a novembre, quando alcuni giudici hanno dichiarato illegale la detenzione dei primi due gruppi di persone inviati nei centri albanesi. I tribunali hanno contestato la designazione dei paesi di origine di questi migranti come paesi «sicuri», presupposto necessario per l’esame delle richieste di asilo con la procedura accelerata. Di conseguenza, entrambi i gruppi sono stati riportati in Italia.

Nell’ambito di un programma concordato tra l’UNHCR, gruppi della società civile e il governo italiano nel dicembre 2023, dall’inizio dell’anno a maggio sono state evacuate dalla Libia in Italia 216 persone. L’Italia si è impegnata a evacuare o trasferire dalla Libia 1.500 persone entro il 2026.

Discriminazione e intolleranza

A seguito di una visita di 8 giorni svoltasi a maggio, il Panel di esperti indipendenti delle Nazioni Unite per promuovere la giustizia razziale e l’uguaglianza nell’applicazione della legge ha espresso preoccupazione per il rischio di profilazione razziale da parte della polizia, l’uso sproporzionato della detenzione per le persone africane e di origine africana, e la mancanza di dati completi sull’etnia, insieme ad altri possibili indici di razzismo sistemico. Nel mese di ottobre, la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza ha raccomandato di adottare misure per contrastare il razzismo tra le forze dell’ordine e i pregiudizi persistenti nei confronti dei rom in materia di alloggi e istruzione.

Un emendamento al diritto penale che consente la detenzione delle donne in gravidanza e con figli di età inferiore a un anno è stato soprannominato la misura «anti-rom», dopo che il vicepremier Matteo Salvini ha ripetutamente affermato che le donne rom che commettono reati rimangono incinte per evitare il carcere.

A settembre, la Camera ha votato contro una riforma che prevedeva la concessione della cittadinanza dopo aver frequentato un ciclo scolastico di 10 anni in Italia. In base alla legge attuale i cittadini stranieri, compresi quelli nati in Italia, possono acquisire la cittadinanza solo al compimento dei 18 anni e se soddisfano una serie di requisiti.

Povertà e disuguaglianze

Secondo i dati ISTAT pubblicati nel 2024, quasi il 10% della popolazione italiana nel 2023 viveva in condizioni di povertà, un dato in linea con l’anno precedente. A luglio la  Corte di giustizia dell’UE ha stabilito che il requisito di 10 anni di residenza richiesto ai cittadini stranieri per accedere al reddito di cittadinanza, che forniva un sostegno economico alle persone con basso reddito, costituiva una discriminazione illegale. A gennaio il governo aveva già sostituito il regime con il nuovo assegno di inclusione e il supporto per la formazione e il lavoro, un sussidio più limitato rispetto a quello che ricevono i cittadini italiani e che richiede cinque anni di residenza.

Secondo i dati di Oxfam, il 20% degli italiani più ricchi detengono i due terzi della ricchezza del paese, mentre il 60% dei più poveri solo il 13,5%.

Diritti delle donne

La violenza sessuale e di genere resta un forte motivo di preoccupazione. Le statistiche pubblicate a luglio dal governo mostrano un aumento costante dei casi di violenza domestica contro le donne, violenza sessuale e altri atti di violenza e molestie di genere tra il 2021 e il 2023. Una legge adottata a dicembre 2023 accelera la gestione dei casi di violenza domestica, fornisce alla polizia e ai pubblici ministeri ulteriori strumenti per contrastare la violenza domestica e lo stalking, e inasprisce le pene per la violazione degli ordini di protezione.

Ad aprile il parlamento ha approvato una misura promossa dal governo per favorire l’ingresso dei cosiddetti gruppi pro-vita nei consultori, in cui molte donne si recano per ricevere assistenza medica o per interrompere una gravidanza. In Italia l’aborto è legale entro il primo trimestre (oltre questa soglia solo in casi eccezionali), ma sussistono barriere importanti per potervi accedere, come l’elevato numero di medici obiettori di coscienza che rifiutano di svolgere la procedura.

Orientamento sessuale e identità di genere

L’Italia è scesa dal 34° al 36° posto nella classifica dei 49 paesi europei stilata da ILGA-Europe in base alle politiche e alle leggi che tutelano lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (LGBT). Tra le cause indicate da ILGA-Europe, l’incitamento all’odio da parte di politici di spicco, gli attacchi alle famiglie omogenitoriali e la risposta inadeguata dello stato alla violenza e alla discriminazione contro la comunità LGBT. In un sondaggio condotto dall’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali, il 60% degli intervistati ha risposto che la violenza contro le persone LGBT in Italia è aumentata negli ultimi cinque anni, e il 68% ha dichiarato di aver subito atti di bullismo, insulti o minacce a scuola.

                                                                                           

A ottobre il Senato ha approvato una proposta di legge che criminalizza la gestazione per altri anche se praticata all’estero (in Italia è già illegale), con pene fino a due anni di detenzione e multe fino a un milione di euro. Questa misura colpirà soprattutto le coppie omosessuali e infertili e il loro il diritto di creare una famiglia.

Stato di diritto

A luglio, un gruppo di organizzazioni per la libertà di stampa ha definito «allarmante» la mancanza di indipendenza dei media e l’uso delle azioni legali a scopo intimidatorio contro i giornalisti in Italia. Nel suo rapporto annuale sullo stato di diritto, pubblicato a luglio, la Commissione europea ha evidenziato un aumento delle cause legali contro i giornalisti. Inoltre, la Commissione ha rilevato un uso eccessivo dei decreti di emergenza da parte del governo e una riduzione dello spazio civico.

La Camera ha approvato a settembre il cosiddetto «decreto sicurezza» che, secondo i critici, viola la libertà di espressione e di riunione. Oltre a creare nuove fattispecie di reato, fra cui la protesta non violenta nelle carceri o nei centri di detenzione per migranti, il ddl aumenta le pene per alcuni reati commessi durante le proteste.