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Non sono cattolico. Non sono un credente. Eppure, come sudafricano, sono consapevole del ruolo, talvolta positivo, talvolta negativo, che la Chiesa Cattolica può svolgere. Essa si schierò apertamente contro l'apartheid, e la sua teologia della Liberazione, controversa in seno alla Chiesa, ispirò una generazione. Nella mia esperienza personale, fu una scuola cattolica di Johannesburg a sfidare sia le quote razziali dell'apartheid che ad accogliere famiglie gay, compresa la mia.

Tuttavia, nel pieno della crisi dell'Aids, il Cardinal Napier vanificò gli sforzi del governo per la distribuzione di preservativi come inutili. Come Arcivescovo di Durban, parlava dall'epicentro dell'epidemia. Più recentemente, Napier ha affermato: "Non posso essere accusato di omofobia, dato che non conosco omosessuali".

In Sud Africa, come altrove, la Chiesa ha preso posizione a favore degli oppressi ed è stata una forza per il cambiamento sociale; ma è anche stata fonte di stagnazione e pregiudizio. Talvolta, come nel caso della predicazione contro l'uso di preservativi nel pieno della crisi dell'Aids, questi difetti assumono proporzioni imperdonabili.

Non è pensabile che mi trovi d'accordo con papa Francesco su molti temi, ma al contrario di Cardinal Napier, egli conosce degli omosessuali e sono disposto ad ascoltare ciò che ha da dire.

In effetti, è difficile non prestare attenzione, perché papa Francesco sta smuovendo le acque.

È il primo gesuita a diventare papa e si sta concentrando sui problemi della povertà e dell'ingiustizia, lontano da un'ossessione a senso unico per la morale sessuale.

Parla di una Chiesa per i poveri e non si trattiene dal criticare l'opulenza e l'ostentazione all'interno della Chiesa stessa: "Non si può parlare di povertà", ha affermato, "se la povertà non viene vissuta".

Il papa esercita una considerevole influenza, sia come capo di uno Stato sovrano con status di osservatore alle Nazioni Unite, che come guida di una religione mondiale. Tuttavia i suoi gusti sono semplici, persino austeri, e in ciò si distingue dai suoi predecessori. Una semplice sedia di legno ha sostituito il trono papale, e va in giro per il suo piccolo stato a bordo di una modesta auto.

Ha delle maniere poco ortodosse, abbandonando il decoro per prendere il telefono, o addirittura mettendosi in posa per una foto "selfie" che circola su Facebook.

Che influenza ha, questo approccio rigenerante al papato, sulle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender? Per certi versi il Papa sta semplicemente enunciando, con chiarezza e inequivocabilmente, ciò che la Chiesa cattolica ha da tempo sostenuto. La Santa Sede ha affermato di essere opposta a discriminazioni ingiuste contro gli omosessuali, compresa la criminalizzazione dei rapporti sessuali consensuali. La Chiesa è anche contro la violenza, e si oppone alla pena di morte. Sostiene inoltre la dignità intrinseca e il valore di ogni essere umano.

Allora, cosa c'è di diverso in papa Francesco? Da un lato le sue posizioni sono quantomai ortodosse, dall'altro il suo approccio segnala uno spostamento sottile con delle implicazioni radicali.

Lo spostamento è uno di enfasi: non sta mettendo in discussione il fondamento della Chiesa in relazione all'omosessualità, ma ne sta mettendo in discussione la centralità. Sta dicendo che anche se la Chiesa disapprova l'omosessualità e la considera peccaminosa, ciò non scavalca un obbligo sociale fondamentale di trattamento benevolo e rispetto per la dignità di ogni essere umano.

"La Chiesa", ha detto, "a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti." Ha affermato che "l'aborto, i matrimoni gay e l'uso di contraccettivi" non sono argomenti di cui si debba parlare in ogni momento. Ci sono preoccupazioni ben più importanti nel mondo, come la povertà e l'ingiustizia, che un'ossessione per l'etica sessuale.

Sta anche dicendo che La Chiesa dovrebbe avere un ministero più aperto e inclusivo. È stato alquanto esplicito sull'omosessualità. Recentemente, rispondendo a un giornalista sulle sue prospettive, ha ribattuto con un domanda retorica: "Dimmi: Dio quando guarda una persona omosessuale ne approva l'esistenza con affetto o la respinge condannandola?"

Sfortunatamente, molti rappresentanti e comunità cattoliche non hanno adottato questo approccio di inclusione. In vari Paesi del mondo i rappresentati della Chiesa si sono resi complici della persecuzioni di individui LGBT, sostenendo, o mancando di condannare, leggi discriminatorie, e parlando di persone LGBT in modo disumanizzante.

Ciò è particolarmente nocivo in Paesi dove la Chiesa ha una forte influenza e dove gli atteggiamenti sociali sono ostili. In questi scenari, un linguaggio ostile contribuisce a un clima di violenza ai danni di persone LGBT.

Vescovi in Nigeria, Uganda, Repubblica Dominicana e Camerun hanno di recente sostenuto leggi draconiane o rilasciato affermazioni offensive che contraddicono gli insegnamenti della Chiesa. Tuttavia la Santa Sede ha taciuto.

Il papa ha notato che mentre le guide religiose hanno il diritto di sostenere determinate posizioni morali, questo non significa forzare gli altri ad adottare tali posizioni. Durante i dibattiti in Argentina sui matrimoni gay, difese la posizione morale della Chiesa, proponendo, al tempo stesso, un'alternativa che contemplasse le unioni civili.

Papa Francesco ha già stabilito un tono che aiuterà a contenere il dibattito pubblico sulla sessualità. Può fare di più. Papa Francesco dovrebbe condannare pubblicamente la violenza contro le persone LGBT. Dovrebbe fare appello per la depenalizzazione delle relazioni sessuali consensuali, e sostenere l'abrogazione di altre ingiuste pene criminali. E dovrebbe fare appello per maggiori salvaguardie legali per le persone LGBT.

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