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(Bruxelles, 24 giugno 2011) - Il summit del Consiglio d'Europa, che si è concluso il 24 giugno 2011, non ha portato ad alcun progresso significativo nella risoluzione delle gravi inadempienze delle politiche d'asilo e di migrazione dell'Ue, ha dichiarato oggi Human Rights Watch.

I leader europei non hanno preso alcun impegno riguardo la riforma di aspetti iniqui della politica d'asilo dell'Ue, l'offerta di risistemazione di rifugiati dal nord Africa, o l'intensificazione di sforzi volti ad impedire la morte di migranti nel Mediterraneo, ha detto Human Rights Watch. Piuttosto, le discussioni si sono concentrate quasi del tutto sulla protezione dei confini e la gestione della migrazione.  

"Le aspettative erano modeste, ma è deludente vedere i leader europei attaccati al solito paradigma del ‘tenerli fuori'", ha dichiarato Judith Sunderland, ricercatrice esperta sull'Europa occidentale ad Human Rights Watch. "C'è un grande divario tra la retorica altisonante sulla primavera araba e la realtà sul campo in Europa".

Nelle sue conclusioni, il Consiglio d'Europa ha rimarcato il bisogno di una gestione efficace dei confini esterni ed ha approvato una proposta per il ripristino temporaneo dei controlli sui confini all'interno dell'area Schengen. Ha sottolineato la necessità di partenariati con i Paesi del vicinato meridionale ed orientale per "affrontare le cause della migrazione a livello strutturale". 

La mancanza di chiarezza su come gli stati membri dovrebbero sostenere la libertà di movimento e il diritto d'asilo, imponendo allo stesso tempo controlli sui confini, solleva preoccupazioni riguardo una possibile schedatura etnica, da parte delle guardie di frontiera, nel tentativo di identificare individui che non sono cittadini europei, ha dichiarato Human Rights Watch.

Il Consiglio ha approvato alcune proposte della Commissione europea per la revisione di diverse parti del sistema comune d'asilo, tra cui la direttiva ‘accoglienza', che riguarda l'assistenza a richiedenti asilo, e la direttiva ‘procedure', che ha a che fare con le procedure d'asilo, e ha riaffermato il proprio impegno a creare un sistema comune entro il 2012.

Alcune delle riforme proposte sembrano congegnate per raggiungere una larga intesa attraverso l'abbassamento degli standard in materia di detenzione, accesso ad assistenza sociale e sanità, e procedure d'asilo accelerate, ha dichiarato Human Rights Watch.

Inoltre, secondo Human Rights Watch, i leader europei non sono stati in grado di farsi carico delle preoccupazioni sul Regolamento Dublino II, il quale impone che le richieste d'asilo siano prese in esame nel primo Paese dell'Ue raggiunto da un migrante. Ciò costituisce un peso sproporzionato per i Paesi di confine dell'Ue, tra cui la Grecia, che ha un sistema d'asilo difettoso e condizioni detentive degradanti. 

"Il Consiglio parla di sistema comune d'asilo, ma non sembra avere la volontà di prendere le dure decisioni necessarie per attuarlo" ha detto Sunderland. "Senza riformare Dublino, e senza maggiore assistenza alla Grecia per garantire che le sue norme sulla migrazione e il suo sistema d'asilo siano conformi agli standard internazionali, un sistema comune d'asilo sarà poco più che un castello in aria".

Il Consiglio, inoltre, ha mancato di tenere conto dell'appello del commissario europeo Cecilia Malmström per una maggiore "solidarietà in azione" a vantaggio di quanti fuggono dalla violenza in Libia. Non ha preso alcun impegno per accrescere la risistemazione di rifugiati provenienti dal nord Africa - meno di mille, finora - o per intensificare gli sforzi volti a prevenire morti nel Mediterraneo.

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