Le politiche dell’Unione Europea concorrono a un circolo vizioso di insostenibili abusi contro i migranti in Libia, afferma Human Rights Watch in una relazione pubblicata oggi. Il supporto dell’UE e dell’Italia alla Guardia Costiera libica dà un contributo fondamentale all’intercettazione dei migranti e dei richiedenti asilo, e alla loro successiva detenzione in un sistema arbitrario e costellato di violenze.
Il numero di attacchi lanciati dai ribelli contro i civili in Afghanistan è in aumento. Le famiglie delle vittime e i sopravvissuti hanno un disperato bisogno di sostegno finanziario, medico e psico-sociale. Il governo afgano dovrebbe garantire l’assistenza alle vittime di attentati lanciati dai talebani e dallo Stato Islamico.
Le luci dei fari si stagliavano come torri sul mare, e le fiamme divoravano il cielo di mezzanotte quando l’Aquarius raggiunse il giacimento petrolifero di Bouri, il più grande nel Mediterraneo, circa 65 miglia nautiche a nord della Libia. Durante il tragitto ero rimasta a gambe incrociate sul ponte di questa nave di soccorso, ascoltando un gruppo di uomini originari dell’Africa occidentale raccontare storie insostenibili di prigionia e brutalità in Libia, il Paese da cui erano appena scappati. “Dio ha lasciato la Libia da tanto tempo”, concludeva Amadou, mentre tutt’intorno gli altri annuivano seri.
Dal 2014, le organizzazioni non-governative (Ong) hanno colmato un vuoto mortale nelle operazioni di salvataggio marittimo, pattugliando le acque internazionali antistanti il limite di 12 miglia navali che demarca le acque territoriali libiche, cioè l’area dove barconi stracolmi e in cattive condizioni hanno più probabilità di trovarsi bisognosi d’aiuto.
Sotto il comando del presidente Abdel Fattah al-Sisi, le forze di polizia regolare e i funzionari della Sicurezza nazionale dell’Egitto sottopongono regolarmente a tortura i detenuti politici, facendo ricorso a varie tecniche come pestaggi, scosse elettriche, posizioni stressanti, e talvolta stupro.